A Mantova gli sconfitti tra rabbia e amarezza, Longfils: Palazzi non se lo merita
Le reazioni dei quattro candidati sindaco che non entreranno nemmeno in consiglio comunale. E il veterano lascia dopo 35 anni anche se non consecutivi
monica vivianiMANTOVA. I commenti degli sconfitti spaziano dal «Palazzi non si merita tutti quei voti» di Longfils a «Mantova è in coma profondo» di Biasotti. «Come diceva Einaudi “non ci spaventano i conflitti e le divisioni, ma la concordia ignava e l’unanimismo dei consensi”. Questo si è verificato a Mantova come in tutta Italia»: quello che a Giuliano Longfils (Mantova nel cuore) pesa di più è il «risultato plebiscitario per Palazzi»: «Dimostra che non c’è più una politica degli ideali - dice - perché la dialettica si è persa. Non ci sono più dialogo e democrazia, la gente è impaurita forse dal Covid e pensa solo al suo interesse particolare. Quello che sta succedendo qui come in tutta Italia è tutt’altro che politica con la P maiuscola. È una tristezza, la città si è consegnata nelle mani di Palazzi che non lo merita e questo risultato non fa bene a Mantova. A me spiace non per me ma per la città».
Lascerà il consiglio comunale dopo 35 anni, anche se non consecutivi, e non rinnega nulla: «I miei esposti contro il sindaco non mi hanno penalizzato, la realtà è che la gente pensa a se stessa mentre io ho pensato alla gente per uno spazio di legittimità. Sono entrato in consiglio la prima volta nel 1980, in tutto sono stati 35 anni, ma non mi mancherà perché così non mi interessa. Ma non abbandonerà la politica».
Dal canto suo Michele Annaloro (Lista civica Grande Mantova) non nasconde la delusione: «Non c’è molto da dire. Non è andata bene, pensavamo che la nostra battaglia per la grande Mantova potesse raccogliere maggiore attenzione. Prendiamo atto che non è stato così. Sicuramente le problematiche con i 5 Stelle hanno contribuito ma la politica è questo. Continueremo però a interessarci alla città e a impegnarci per la grande Mantova anche al di fuori del consiglio comunale».
Cesare Battistelli (Partito della Rifondazione comunista) invece se l’aspettava: «Sapevamo che sarebbe stata molto dura, abbiamo fatto la lista in tre settimane e siamo partiti azzoppati da una situazione contingente che ha pregiudicato altri possibili risultati. L’importante ora è tenere insieme il gruppo e continuare a lavorare su tematiche come lavoro, ambiente e partecipazione».
Roberto Biasotti (lista civica Viva Mantova) con i suoi 52 voti è quello che ha totalizzato meno preferenze tra i candidati sindaco: «Noi siamo nati a gennaio e io due mesi fa non sapevo neppure di essere candidato – dice – siamo partiti in zona Cesarini e abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare. Questa non è una giustificazione ma comunque ci ha penalizzato. Devo dire che Mantova più che dormiente è in coma profondo, faccio gli auguri a tutti gli altri candidati ma devo dire che la gente non ha recepito la novità e il cambiamento che proponevamo e sono sicuro che tutti i proclami fatti in campagna elettorale resteranno situazioni irrisolte nei prossimi cinque anni. Insomma la novità non paga, pagano il vecchio e i vecchi partiti».
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