Il sindaco Palazzi: Mantova laboratorio nazionale per il centrosinistra, il Pd ne tenga conto
Il primo cittadino parla subito dopo la clamorosa rielezione: «La chiave di volta? Aver fatto le cose che servivano alla città»
MANTOVA. Un risultato storico il suo. Che cosa significa? Chissà quante volte il sindaco Mattia Palazzi si è sentito rivolgere questa domanda dopo che le urne, già in mattinata, stavano decretando il suo successo di dimensioni mai viste. Nel tardo pomeriggio del 22 settembre, a scrutinio ancora in corso e dopo aver festeggiato, in verità in maniera molto sobria, la rielezione, formula la risposta per la Gazzetta.
Elezioni 2020 a Mantova, Palazzi confermatissimo sindaco
«Il mio risultato significa grande responsabilità perché è evidente che a darmi fiducia sono stati anche gli elettori che non sono tradizionalmente del centrosinistra».
Si aspettava un risultato di questa dimensione?
«Oggettivamente, ero molto sereno perché abbiamo lavorato tantissimo. Sentivo attorno a me un clima positivo, ma il risultato è andato oltre ogni aspettativa. E lo vivo con grande umiltà e gratitudine».
Qual è stata la chiave di volta del 70%?
«Cinque anni di governo vero, che non ho passato a fare polemiche ma a fare le cose di cui la città aveva bisogno; e poi la forte unità della coalizione e anche il forte rinnovamento che ho portato in questi anni. E ho sempre parlato con tutti: questo fa la differenza».
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Un pensiero per l’opposizione che è stata asfaltata...
«Ho telefonato a Rossi e l’ho ringraziato per la campagna elettorale corretta che ha fatto. Mi farò carico, possibilmente, di condividere con Stefano in consiglio le proposte per la città. I mantovani hanno sonoramente bocciato chi in cinque anni ha solo cercato di attaccare la giunta e ha votato contro a prescindere, anche quando si trattava di dare il via libera a opere che servivano alla città e che, dunque, non erano né di destra e né di sinistra».
Al suo acerrimo oppositore Longfils, escluso dal consiglio dopo 40 anni, cosa dice?
«Nulla».
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E ai Cinque stelle, anche loro mai teneri nei suoi confronti, e che hanno ottenuto un risultato deludente?
«Questo perché a Mantova hanno fatto solo polemiche a prescindere. Gran parte del loro elettorato ha votato per me. Spero che l’M5S a Mantova, a partire dall’onorevole Zolezzi, capisca che in questi cinque anni abbiamo fatto tanto per la città che è stato gradito anche dal loro elettorato. La politica contro a prescindere non premia mai».
La lista gialla, la sua lista civica, ha ottenuto un successo clamoroso. Cosa ne pensa?
«È la lista che ha raccolto consenso di elettori non tradizionalmente del centrosinistra grazie ad una forte connotazione generazionale. È una lista che ha portato i giovani a votare e ha raccolto il consenso di cittadini che non votavano Pd».
Ha temuto, ad un certo punto, il sorpasso del Pd da parte dei civici?
«No. Mantova ha dimostrato che è un laboratorio nazionale per il centrosinistra. Il Pd fa da baricentro di un’alleanza larga e tiene insieme il civismo vero che produce consenso. Il Pd nazionale potrebbe tenerne conto».
E adesso, dopo la vittoria schiacciante, quale sarà il suo primo atto?
«Andrò a camminare in montagna. Ne ho proprio bisogno. Poi mi prendo il tempo che serve per formare la nuovo giunta».
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A proposito, sono previsti cambiamenti nell’esecutivo?
«È evidente che lavorerò per molte conferme, ma se ne riparlerà».
Quando ritornerà in ufficio troverà sulla scrivania i grandi progetti da concretizzare come il parco Te, la cittadella dello sport al Migliaretto...
«Non solo. Ci saranno anche l’eliminazione dei passaggi a livello, il completamento dell’asse sud su cui la Regione non ha più alibi».
Che cosa si sente di dire, alla fine, ai mantovani?
«Grazie. Mi hanno dato ancora fiducia e farò di tutto per non deluderli».
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