Resse per salire sui pullman scolastici a Mantova. I sindacati: serve più personale
Troppi assembramenti nella fermata di viale Risorgimento. La Filt Cgil: «Gli autisti non possono controllare tutto». Ma non è l'unica richiesta
Nicola CorradiniMANTOVA. Servirebbero più mezzi e più personale a bordo. Occorrerebbe aumentare i controlli nelle fermate del pullman, soprattutto in città. Sarebbe stato utile un piano di coordinamento tra scuole, azienda dei trasporti e enti vari per rendere più razionale e più efficace l’incastro tra gli orari delle lezioni e quelli dei bus. Come, pure, sarebbe stato auspicabile studiare qualche forma di sinergia tra corriere e treni. Il tema del trasporto scolastico è ormai la fiera del “condizionale”, di ciò che si sarebbe potuto fare e programmare fin dall’inizio della estate (e forse prima) e ciò che invece ci si trova a fronteggiare oggi, alle porte di ottobre.
E la situazione presente è quella mostrata dalle foto scattate nella stazione passante dei pullman di viale Risorgimento all’ora d’uscita di diverse scuole superiori di città. Ragazzi e ragazze, di certo ben oltre il centinaio, concentrati lungo la pensilina e il vicino marciapiede della struttura, che attendono il pullman che li porterà a casa. E quando arriva, scatta la carica, perché si rischia di rimanere a piedi. Non c’è distanziamento che tenga. La maggior parte di loro ha la mascherina, ma non tutti. Nella malaugurata ipotesi che tra loro ci sia anche solo un inconsapevole portatore di Covid, le probabilità di trasmissione sembrano più elevate di molti altri assembramenti citati spesso come pericolosi: movida, locali e via dicendo. La differenza è nella densità di persone. In viale Isonzo la situazione è migliore, ma al momento di salire sul bus, si crea la calca .
Che il trasporto degli studenti pendolari sarebbe stato uno degli aspetti più difficili da gestire nell’era del coronavirus, si sapeva già da molto tempo. E la situazione che si ripete ogni giorno alla passante di viale Risorgimento racchiude i termini del problema: da un lato bisogna garantire un servizio efficace per gli studenti, dall’altro bisogna fare in modo che questo servizio sia il più sicuro possibile. La situazione descritta da molti autisti dell’Apam alle rsu o direttamente ai sindacati di categoria è molto simile a quella riferita dagli stessi studenti ai familiari e ai propri insegnanti e presidi.
«Riempire per l’80% i posti di un pullman comporta un forte rischio di assembramento, perché una cosa sono le norme teoriche altro è il comportamento reale delle persone – spiega il segretario della Filt Cgil, Enzo Garaboldi – i ragazzi salgono sui pullman, quasi tutti con la mascherina. Ma oltre agli assembramenti alle fermate, il personale riferisce che all’interno dei pullman non sempre i giovani restano al posto assegnato. Talvolta si spostano a fianco dell’amico e degli amici, altre volte stanno in piedi raggruppati. Sembra anche assodato che non sempre il limite dell’80% venga rispettato. Ne salgono in numero maggiore rispetto alla soglia di capienza fissata. Il punto è che l’autista deve pensare a guidare e non può continuamente controllare che tutti abbiano la mascherina o stiano al loro posto. Stiamo parlando di alcune decine di ragazzi chiusi in pullman dove, nei modelli più recenti, non si possono aprire i finestrini. Servirebbe una seconda figura a bordo, un controllore.
«E nelle stazioni passanti – conclude il sindacalista – non basta il personale aggiuntivo messo dall’azienda, occorrerebbe potenziare il controllo nelle ore di punta, magari anche la sola presenza di una macchina delle forze dell’ordine. Ma soprattutto sarebbe utile un piano di coordinamento più forte tra tutti gli enti coinvolti».
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