Un patto etico tra l’uomo e la macchina, la sfida dell’innovazione parte da Mantova
Corrado BinacchiMANTOVA. Uomo e macchina, tecnica e tecnologia, barriere culturali e barriere digitali. Ostacoli da superare facendo leva sulla voglia di investire degli imprenditori, ben rappresentati in sala da alcune eccellenze che dalla città sono arrivate a fare business in tutto il mondo. Ma anche sulla curiosità dei giovani, e sul dinamismo della classe dirigente pubblica, chiamata dal sindaco Mattia Palazzi a un deciso cambio di passo.
La tappa mantovana dell’Alfabeto del futuro va in archivio al termine di una giornata davvero ricca di spunti e suggestioni. Il dialogo tra Massimo Giannini e Michele Colaninno, la tavola rotonda moderata da Paolo Boldrini, che mette in mostra come l’intelligenza artificiale possa essere declinata in vari modi, e in diversi campi di utilizzo: dalla realtà industriale, con le brillanti esperienze di Opto e Solaris, alla grande distribuzione, con la testimonianza offerta da Esselunga.
O come nel laboratorio di Unimore, il quartier generale di quel vulcano di idee che è il professor Marko Bertogna. Se da una parte Google spiega come anche piccole realtà, dalle dimensioni artigianali, oggi possano misurarsi con un mercato su scala mondiale, grazie alla tecnologia, dall’altra Emma Marcegaglia, amministratore delegato del gruppo di Gazoldo, racconta della trasformazione digitale che ha coinvolto il colosso multinazionale dell’acciaio.
Impegnata a Roma all’assemblea nazionale di Confindustria, l’ad sceglie un video per portare il suo saluto. «Mantova è una città bella, ben amministrata - dice - dove la qualità della vita è alta. E l’elevata qualità della vita aiuta i processi di innovazione». Il terreno, insomma, nel nostro territorio è fertile.
«Mantova viene spesso vista come periferica, in realtà è una città molto aperta. Un’apertura che significa scambio di culture, di idee e di esperienze, e anche questo porta innovazione». La Marcegaglia ricorda i Digital innovation hub attivati da Confindustria Mantova, che aiutano e supportano l’innovazione anche nelle Pmi, e la presenza di una buona università che collabora con i principali atenei del nord Italia. Si torna dunque al tema dei giovani e delle opportunità che potranno essere loro offerte se tutti gli attori coinvolti in questa partita sapranno giocare un ruolo da protagonisti.
Tutta rosa e fiori, quindi, questa rivoluzione smart? Nemmeno per sogno, secondo Umberto Galimberti. Il sociologo e filosofo richiama i concetti di uomo contemporaneo e del suo nuovo inconscio tecnologico. C’è spazio per pensare già ad una seconda puntata.
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