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Roncoferraro fascista? «La storia è conoscenza»

Archi stronca le polemiche sulle scritte del Ventennio e la manifestazione di estrema destra

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RONCOFERRARO.  Qualcuno ha azzardato ad associare Roncoferraro ad una nuova Predappio, adducendo una serie di motivi: il restauro del cippo in pietra davanti alla scuole, che ha riportato alla luce le scritte inneggianti al Fascismo di epoca mussoliniana; una manifestazione degli estremisti di destra nei giorni scorsi in occasione dell’anniversario della morte di Norma Cossetto, vittima delle foibe; e anche la presentazione, un anno fa, nel teatro comunale del libro «Le marocchinate», termine con cui vengono definiti tutti gli episodi di violenza sessuale compiuti dai soldati marocchini incorporati nell’esercito francese durante la Seconda guerra mondiale.

Una polemica che va avanti ormai da un paio di settimane - da quando l’ex sindaco del Pd ed esponente della minoranza, Federico Baruffaldi, ha segnalato il caso delle scritte fasciste non spiegate e non contestualizzate soprattutto ai ragazzi che entrano a scuola.

La questione si è poi allargata ed ha coinvolto anche l’Anpi e altri esponenti politici di sinistra e destra, schierati chi pro e chi contro l’amministrazione comunale guidata da una civica appoggiata dal centrodestra.

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«Roncoferraro come Predappio? Se l’idea era quella di promuovere il paese - aveva detto di recente il segretario provinciale del Pd Marco Marcheselli - credo che l’amministrazione comunale ci sia riuscita: le fotografie di teste rasate con tricolore schierate in posa marziale, arrivate in paese lunedì scorso, hanno fatto il giro d’Italia. Vorrei chiedere al sindaco Sergio Rossi se è contento che la notorietà di Roncoferraro sia legata a questi tipi di episodi e ai cittadini se sono d’accordo sull’utilizzo fatto del denaro pubblico».

Non accetta provocazioni l’assessore alla cultura ed ex dirigente scolastico Roberto Archi, che tra l’altro aveva voluto personalmente la pulizia del pennone.

Non ci sta ed è deciso a chiudere una volta per tutte la questione. «Rifiuto categoricamente che il nostro comune venga bollato come una nuova Predappio - taglia corto Archi - mi ritengo anche offeso da queste insinuazioni».

Spiega, Archi, una ad una le critiche mosse: «Per quanto riguarda il pennone che ha riportato alla luce le scritte del Ventennio, fa parte di un progetto di restauro di tutti i monumenti del territorio, non c’è solo quello. Vogliamo recuperare tutta la nostra storia, qualunque essa sia. Abbiamo già accolto la richiesta della minoranza di contestualizzare quelle scritte e per questo è stato incaricato l’Istituto mantovano di storia contemporanea. Accanto al cippo metteremo una targa con la spiegazione di quello che le scritte significavano allora, in quel periodo storico che comunque non possiamo cancellare. Tutto è restitutivo della memoria storica, certo è stato un periodo brutto ma quelle scritte vanno valutate non seminando odio ma con lo scopo di alimentare la conoscenza».

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Per quanto riguarda gli altri due eventi, la manifestazione dell’estrema destra e la presentazione del libro, Archi spiega che il Comune non era coinvolto, non aveva organizzato i due momenti né tanto meno li aveva patrocinati.

«Il gruppo di centrodestra che ha organizzato la commemorazione di Norma Cossetto, studentessa istriana vittime delle Foibe, ci aveva solo chiesto l’autorizzazione a svolgere la manifestazione in piazza, ma aveva già l’autorizzazione da parte della questura. Noi gliel’abbiamo data ma il Comune non c’entra nulla. E lo stesso vale per la presentazione di “Le marocchinate”: era stato chiesto l’uso del teatro e noi l’abbiamo concesso. Poi io personalmente ho partecipato, ma come Roberto Archi, non come assessore, solo come persona interessata ad un fatto storico».

«Quelle che ci vengono rivolte sono solo speculazioni politiche che respingo categoricamente, e con questo ritengo chiuso ogni discorso» chiude perentorio l’assessore Archi.

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