Video pedopornografici: in carcere un pensionato mantovano
L’uomo sarebbe il capo di una rete di pedofili sgominata dalla polizia postale. Aveva 710 filmati catalogati in cartelle nella micro Sd del suo smartphone
Rossella CanadèROVERBELLA. In casa non aveva un pc dove conservare l’orrore. Quindi aveva comprato una micro Sd da inserire nello smartphone: lì dentro, in quei pochi millimetri, teneva più di 7 gigabyte di video pedopornografici, tutti diligentemente suddivisi in cartelle.
Quando gli investigatori della polizia postale di Mantova martedì 13 ottobre, nell’incursione della casa di Roverbella dove l’uomo vive da sempre con l’anziana madre, hanno cominciato ad aprire i 710 file, pur abituati e preparati al peggio, sono rimasti sconvolti: tra i video c’erano ripresi perfino bambini, tutti rigorosamente maschi, che non avevano nemmeno un anno d’età.
Immediatamente per il 61enne, pensionato, è scattato l’arresto che è stato convalidato il 15 ottobre al termine dell’interrogatorio in carcere, dove l’uomo resta rinchiuso. Gli atti sono già stati trasmessi alla Procura di Brescia, competente per questo tipo di reati.
Sarebbe lui il capo della rete di pedofili italiani che su una nota piattaforma di messaggistica scambiava materiale prodotto con lo sfruttamento sessuale di minori: questo secondo le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Venezia che hanno portato all’esecuzione di 16 decreti di perquisizione, arresti e alla denuncia di altrettanti soggetti, di cui alcuni con precedenti specifici, responsabili di divulgazione, cessione e detenzione di ingente quantità di immagini video e foto pedopornografiche.
L’operazione, battezzata “Cassandra”, si è sviluppata con la meticolosa analisi dei dati informatici e delle chat di messaggistica del social Kik, che permette l’accesso con un semplice account. Un’analisi che ha portato a identificare i profili dei 16 utenti che scambiavano e diffondevano il materiale, soprattutto video, pedopornografico. Solo stati isolati i nickname e estrapolate le connessioni Ip, fino a portare i 16 fuori dall’anonimato.
Si tratta di impiegati, camerieri, operai, a cui sono stati sequestrati migliaia di file e decine di telefonini e computer. Inequivocabili i riscontri che hanno portato agli arresti del mantovano, di un trentenne di Brescia, di un quarantenne di Modena e un cinquantenne trentino. Durante le perquisizioni sono stati riscontrati dei canali Telegram già noti per lo scambio di materiale pedopornografico e connessi anche a casi di revenge porn per cui sono in corso altre indagini. L’operazione segna un importante risultato per la polizia postale che effettua il monitoraggio h24 dell’intera rete internet a salvaguardia soprattutto dei minori e di tutte le fasce deboli.
In particolare gli investigatori mantovani conducono da tempo incontri nelle scuole per spiegare ai ragazzi i rischi di Internet – prima di tutto cyberbullismo, adescamento e stalking via internet – e l’approccio consapevole all'utilizzo delle nuove tecnologie.
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