SUZZARA. Finisce davanti al giudice la vicenda delle forme di Parmigiano Reggiano della latteria Rocchetta di Suzzara trovate senza placche di caseina. L’ipotesi di reato è frode in commercio. La prima udienza è stata fissata per il 28 ottobre a Reggio, provincia in cui ha sede la filiale produttiva (a Luzzara). Davanti al Gup, che dovrà pronunciarsi su un eventuale rinvio a giudizio, sederà Paolo Carra, numero uno del caseificio, oltre che presidente provinciale e vicepresidente regionale della Coldiretti. Mercoledì scorso, il consiglio del Parmigiano Reggiano, all’unanimità, ha deciso la costituzione di parte civile del Consorzio. Un atto dovuto, ma non scontato.
La vicenda ha avuto origine tra febbraio e marzo del 2018, quando un’ispezione dei Nas e di agenti vigilatori dello stesso consorzio portarono al sequestro cautelativo di oltre 18 mila forme. Durante i controlli, emerse che nello stabilimento mantovano della Rocchetta erano state utilizzate fasce marchianti (usate per imprimere la scritta a puntini) assegnate dal consorzio al caseificio di Luzzara. Ma, soprattutto, che circa 500 forme marchiate non avevano la placca di caseina, una carta d’identità della forma, che ne garantisce la tracciabilità. Carra preferisce non intervenire: «Su questa cosa non ho niente da dire, anche perché non c’è proprio niente da dire». Bocche cucite anche al consorzio.
L'inchiesta: forme senza placche di caseina alla Rocchetta di Suzzara

Sarà il Gup a decidere un eventuale rinvio a giudizio. Il consorzio Parmigiano Reggiano ha deciso di costituirsi parte civile. Carra all’udienza preliminare