L'ordinanza lombarda e la didattica a distanza attivata nelle superiori: tra presidi e prof regna il malumore
L’associazione Aisam: «I contagi non avvengono nelle aule». Pantiglioni: «Diversi istituti non sono attrezzati a sufficienza»
Nicola CorradiniMANTOVA. Le scuole superiori si adeguano alle direttive contenute nell’ordinanza della regione Lombardia. Ma da molti presidi e molti docenti emergono forti perplessità. Viene in mente il famoso tormentone degli Anni ’80 del comico Ferrini “Non capisco, ma mi adeguo”.
«Tutti gli istituti si sono mossi già da oggi (ieri per chi legge) per avviare la programmazione della didattica a distanza a rotazione per ridurre il numero di studenti e il carico sul trasporto scolastico – riferisce il presidente dell’associazione delle scuole mantovane, Aisam, Massimo Pantiglioni – ma abbiamo forti perplessità. Da un lato perché tutti hanno avvertito la necessità della didattica fatta in presenza. Dall’altro perché in nessuna scuola, allo stato attuale, si sono formati dei focolai nonostante vi siano stati casi di positivi. Questo significa che le misure anti-contagio, su cui abbiamo lavorato per mesi, stanno funzionando. I contagi avvengono altrove, non nelle scuole. Ma, come dicevo, stiamo applicando la normativa regionale. Restiamo però in attesa di conoscere il contenuto del decreto del Presidente del consiglio».
Il provvedimento della Regione prevede che gli istituti superiori (quindi non materne, elementari e medie) e i centri di formazione professionale, organizzino le attività alternando didattica a distanza a didattica in presenza. In altre parole, una parte degli studenti resta a casa a seguire le lezioni su piattaforma web e una parte va a scuola normalmente. Questo provvedimento è mirato soprattutto a migliorare la situazione del trasporto scolastico, caratterizzato un po’ ovunque da assembramenti e difficoltà di gestione.
In diverse scuole, in realtà, la didattica a distanza a rotazione viene praticata dall’inizio dell’anno scolastico. Al Bonomi Mazzolari e al Falcone di Asola, ad esempio. In istituti come il Fermi (oltre 1.800 studenti), il liceo classico Virgilio e il liceo Manzoni di Suzzara il piano è stato elaborato ieri e comunicato a studenti e famiglie con circolari o attraverso i siti scolastici. Il liceo scientifico Belfiore lo stilerà domani per farlo scattare da martedì, comprensivo di eventuali indicazioni aggiuntive da parte del Dpcm. Ma perché tra presidi e insegnanti c’è malumore?
«Ci si deve rendere conto innanzitutto che con la didattica a distanza, gli studenti più fragili rischiano di trovarsi in difficoltà, come osservato ai tempi del lockdown – risponde Pantiglioni – inoltre molte scuole non sono attrezzate per connettersi in contemporanea ad un numero elevato di studenti. Aggiungo che gli stessi ragazzi non vogliono restare a casa, vogliono venire a scuola. Noi crediamo che occorra valutare bene questa scelta, tenendo conto che le scuole sono luoghi sicuri». Il consigliere provinciale Francesca Zaltieri argomenta su Facebook che «le superiori mantovane sono pronte, attrezzate ed organizzate. La Provincia da giugno ha operato la scelta di investire due terzi dei 750.000 euro del Governo per interventi di sicurezza Covid nelle scuole superiori mantovane in connessione e impianti per Wi-Fi. La scelta giusta».
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