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Mantova, primo sblocco del caso Argenta: si tratta sugli incentivi

L’azienda accetta il confronto sulle buonuscite diversificate. Lunedì rientro al lavoro. Cgil e Cisl: protesta solo congelata

Monica Viviani
2 minuti di lettura

MANTOVA. Una piattaforma di buonuscite diversificate in proporzione alle singole situazioni di difficoltà con il ripristino della cassa integrazione Covid al rientro al lavoro: è su queste basi che dopo due ore di acceso confronto, al tavolo convocato dal prefetto Carolina Bellantoni è ripartita la trattativa tra Argenta spa e i sindacati di categoria Filcams Cgil e Fisascat Cisl. Uno sblocco avvallato dagli stessi dipendenti che hanno accettato, per facilitare il dialogo, di rientrare da lunedì al lavoro dopo due settimane di sciopero e presidio contro la chiusura del polo di Mottella e il loro trasferimento nella sede di Peschiera Borromeo.

Caso Argenta Mantova: primo sblocco, si tratta sugli incentivi



È stata una lunga giornata quella di ieri per Roberta Franzini e David Gabbrielli di Filcams così come per Alessandra Sergi di Fisascat e le Rsa Sergio Vecchi, Daniele La Spada e Marco Tempo: chiusa con l’assemblea dei lavoratori davanti ai cancelli e iniziata in videocollegamento con il prefetto, il sindaco di San Giorgio Bigarello Beniamino Morselli, l’assessore Alberto Germiniasi e, per l’azienda, la responsabile risorse umane e organizzazione Manuela Lucca e il consulente del lavoro Enzo De Fusco dello studio romano De Fusco & Partners. Tavolo durante il quale, nonostante la contrarietà e le preoccupazioni sollevate anche da prefetto e sindaco per una chiusura calata dall’alto che porterà ulteriore crisi e impoverimento che il territorio non può permettersi, l’azienda ha sin da subito chiarito il suo “no” a qualsiasi negoziazione in questo senso.

Vale a dire: sulla dismissione del polo dall’8 novembre non si torna indietro così come sui trasferimenti nel milanese dei 70 dipendenti alla luce di un piano di efficientamento e «riduzione degli sprechi» in corso in tutto il gruppo.

Tavolo che ha visto momenti accesi di scontro con i rappresentanti della proprietà che hanno più volte minacciato di abbandonare il confronto e che grazie alla mediazione del prefetto si è ricomposto con l’apertura dell’azienda a una trattativa per far fronte economicamente al disagio dei lavoratori che non potranno trasferirsi, diversificando le buonuscite in funzione delle difficoltà che si troveranno ad affrontare tra meno di un mese. «Incentivi che non potranno essere le appena 6 o 7 mensilità già proposte singolarmente ad alcuni lavoratori come incentivo al licenziamento – hanno subito chiarito i sindacati – così come dovranno tener conto delle singole situazioni: da chi è prossimo alla pensione a chi ha invece ancora molti anni davanti per arrivarci e ora si troverà senza un posto. Insomma questi lavoratori hanno creato profitto per l’azienda e devono ora poter contare su una buonuscita dignitosa». La proposta messa sul piatto da Filcams e Fisascat è di almeno 10 mensilità come base di partenza insieme al ripristino della cassa Covid sospesa non appena era scattato lo sciopero. Da lunedì si tratta quindi e oggi ultimo giorno di sciopero con presidio dove ieri hanno portato la loro solidarietà i lavoratori di Marcegaglia, Comer, Bondioli&Pavesi e Cgh: «Ma siamo sempre pronti a ripristinarlo se il tavolo non andrà come ci aspettiamo». 

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