Nuova asta per l’area ex Lago Paiolo di Mantova
Oasi di biodiversità: il Gruppo naturalistico mantovano trova testuggini e rane che in zona si pensavano estinte. E nasce un’idea: l’acquisto collettivo
Igor CipollinaMANTOVA. «Destinazione economica, commerciale e residenziale» ripete il nuovo avviso di vendita, il terzo, per il 12 novembre. «Uno scrigno di biodiversità da restituire ai cittadini» scandisce e si oppone il Gruppo naturalistico mantovano presieduto da Sonia Braghiroli, che ha individuato due specie considerate ormai estinte. L’area in questione è quella dell’ex Lago Paiolo, quasi 100mila metri quadrati a sud della città, tra le vie Nenni e Donati e l’accesso all’ospedale nuovo.
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Qui la società Pitentino, fallita nel 2016, avrebbe voluto realizzare un quartiere per mille abitanti, con case, uffici, negozi e un parcheggio sotterraneo, innescando la protesta degli ambientalisti, che raccolsero 12mila firme per difendere dal cemento questo largo spicchio verde. Alla prima asta i terreni, pagati dalla Pitentino 10 milioni di euro, vennero offerti a 3,8 milioni, alla seconda il prezzo base si asciugò a 3. Adesso basterebbero 1,6 milioni per comprarsi tutto. Prospettiva che gli ambientalisti sono decisi a scongiurare, disinnescando anche la lusinga del parcheggio a uso dell’ospedale, in perenne affanno di posti auto: si cerchi una soluzione alternativa. L’idea? Attendere che la base d’asta scenda a un prezzo accessibile a un acquisto collettivo, attraverso una raccolta fondi e con il coinvolgimento del Comune. Non per congelare l’area allo stato attuale, ma per valorizzarla.
Non è una battaglia ingenua né un ambientalismo facile, di bandiera, rivendica il Gruppo naturalistico mantovano, che fonda le sue argomentazioni su basi scientifiche, e nei giorni scorsi ha inviato una relazione a Comune, Parco del Mincio, Provincia e Regione Lombardia. Le specie individuate sono la rana di Lataste, dalla colorazione rossiccia, caratteristica degli ambienti padani, e la testuggine palustre europea, una piccola tartaruga legata agli ambienti umidi. «Specie dall’elevatissimo valore conservazionistico e inserite pertanto nella direttiva europea Habitat, che ne definisce la stretta protezione a scala di Unione Europea e i relativi parametri per la loro tutela – informa il Gruppo attraverso una nota – sconosciute alla maggioranza ma elementi fondamentali del patrimonio naturalistico mantovano, le due specie erano considerate ormai estinte nell’area ma sono state sapientemente ritrovate e monitorate fin dal 2017. Purtroppo, su entrambe grava una pesantissima fase di declino, dovuta principalmente alla scomparsa di ambienti idonei su piccola e grande scala».
A conferma dell’importanza della scoperta, il riconoscimento di “Area di rilevanza erpetologica nazionale” attribuito dalla Societas Herpetologica Italica, associazione che riunisce i massimi esperti scientifici e accademici. Morale, «diventa ora fondamentale tutelare l’area dalla speculazione edilizia e valorizzarne la biodiversità e la fruibilità biocompatibile». Ora più che mai, alla luce delle nuove osservazioni e anche della scadenza della Valutazione d’impatto ambientale per il progetto di edificazione originario. Che ignorava la presenza della rana di Lataste e della testuggine palustre.
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