Mantova, chiudono chirurgia vascolare e cardiochirurgia
I contagi crescono e la Regione ordina al Poma più posti letto per i positivi. L’allarme di Parogni: se non si cambia sono a rischio i malati con altre patologie
Sandro Mortari
MANTOVA. «La Regione mette a rischio l’erogazione del servizio sanitario ai pazienti non affetti da Covid-19». L’accusa, pesante, arriva da Pierpaolo Parogni, direttore del 118 nonché consigliere comunale delegato dal sindaco di Mantova per la sanità. Uno, insomma, che se ne intende.
Tutto parte dalla decisione della Direzione generale welfare del Pirellone, comunicata ieri alla Asst di Mantova, secondo cui il Poma non è più hub di riferimento per la chirurgia vascolare e la cardiochirurgia. La situazione dei contagi in Lombardia si sta facendo sempre più grave, per cui c’è bisogno di più posti letto per malati Covid. Gli ospedali hub Covid come il Poma devono, entro 48 ore da ieri, ridurre del 70-80% l’attività di ricoveri programmati e riconvertire le sezioni di degenti per far spazio ai “positivi”.
Nell’allegato uno della circolare regionale viene specificato che il Poma deve interrompere gli interventi per quanto riguarda la cardiochirurgia e la chirurgia vascolare; il Poma resterà, dunque, al di fuori del virus solo come punto di riferimento per emodinamica (quindi per la cura delll’infarto), per la terapia dell’ictus e per l’oncologia, sia medica che chirurgica.
Per Parogni «ciò vuol dire chiudere cardiochirurgia e chirurgia vascolare. È il segnale ben preciso che la Regione sta chiedendo a tutti di aumentare i posti letto destinati ai malati di Covid-19, non tenendo conto degli accordi intercorsi a livelli locale con i privati». Insomma, «vogliono solo posti letto per i positivi al virus vanificando il faticoso lavoro di regìa che sta facendo l’Asst, spalleggiata dal Comune, con i privati per attivare delle linee pulite destinate ad altre patologie».
Un passo indietro. La settimana scorsa la Regione ha chiesto un aumento di ulteriori cento posti letto per ammalati di Covid (subacuti) alla sanità pubblica mantovana. Asst Poma, già dieci giorni fa, si era organizzata contattando gli erogatori privati ed è riuscita ad ottenere 35 posti dalla Maugeri di Castel Goffredo e 30 da Nicchio a Volta mantovana. La riconversione interna ha portato altri 28 posti a Bozzolo e 16 a Viadana e 16 per acuti a Suzzara. Asst può contare su 12 posti letto di terapia intensiva non Covid distribuiti tra Mantova e Pieve, mentre altri posti sono disponibili all’ospedale privato di Castiglione delle Stiviere.
«A Mantova A – spiega Parogni – viene messa a rischio la linea non Covid. E il segnale che, invece, c’è bisogno di garantire ricoveri anche ai pazienti con altre patologie arriva dai pronto soccorso, in questi giorni affollati ma non come marzo e aprile di pazienti Covid bensì di pazienti con altre patologie. Quindi, l’ospedale ha necessità di dare risposte ai non Covid mentre la Regione spinge per più posti per i malati Covid tagliando quelli per le altre malattie».
E aggiunge: «Il Comune è molto vicino alla Asst e alle sue scelte condivise con i privati e tiene a che sia garantita l’erogazione del servizio sanitario a tutti a prescindere dalla patologia Covid. Il Comune è, quindi, in disaccordo con la Regione e sostiene le scelte di Asst di mantenere linee pulite di attiivtà ospedaliera medica e chiurgica. Per questo chiediamo alla Regione di ripensare la strategia in considerazione anche delle realtà locali e delle caratteristiche territoriali in funzione delle necessità dei singoli pazienti. Serve, quindi, individuare ospedali Covid dedicati nelle zone maggiormente interessate dalla pandemia».
E c’è un altro problema: «Per attivare gli ospedali delle fiere di Milano e Bergamo - svela Parogni - la Regione ha chiesto a Mantova 5 medici rianimatori e 15 infermieri di terapia intensiva da inviare a Bergamo. Ciò significa dover chiudere qui altri letti per le patologie non Covid».
Il direttore generale dell’Asst, Raffaello Stradoni, conferma la disattivazioen di cardiochirurgia e di chirurgia vascolare, ma garantisce: «Come a marzo, le urgenze e gli interventi programmati necessari verranno svolti dai nostri specialisti all’ospedale di Brescia. Per la nuova organizzazione, però, decideremo oggi o domani in funzione della curva epidemiologica. Faremo di tutto per trattenere il più possibile tutto a Mantova». È ottimista: «Forse, visti gli ultimi dati sui contagi, ce la facciamo».
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