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Rapina e tentata estorsione, blitz all'alba: tre arresti

L'operazione ruota attorno all'aggressione di un imprenditore di Pegognaga. Il questore: "Siamo intervenuti con rapidità ed impedito un'escalation di violenza"

Giancarlo Oliani
2 minuti di lettura

PEGOGNAGA. 

Mantova, arresti per rapina e tentata estorsione: il blitz all'alba

Con la scusa di fare il punto sulla situazione economica dell’azienda, specializzata nella produzione di pallet, ha attirato nel suo deposito industriale i due ex soci e un altro imprenditore del settore residente a Fucecchio (Firenze), giunto all’appuntamento insieme al suo contabile. Ma era una trappola. Mentre la riunione era in corso tre criminali, con il volto coperto da un passamontagna e armati di pistola, hanno fatto irruzione negli uffici facendo stendere a terra tutti i presenti per poi minacciarli con le armi. Uno degli ex soci, A.B., è stato anche brutalmente percosso, ferito e rapinato di 3.900 euro e un altro dei presenti malmenato e rapinato di 700 euro.
Questo accadeva il 2 ottobre all’interno della Blu Imbaltech di Pegognaga. 
 
Ieri mattina all’alba gli uomini della Squadra mobile della questura hanno arrestato, in esecuzione di un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal giudice per le indagini preliminari tre pluripregiudicati. 
Si tratta di Giuliano Nicolini, l’industriale 55enne di Bagnolo San Vito che avrebbe organizzato l’agguato per recuperare 500mila euro dagli ex soci insieme a Massimo Santamaria, 38 anni di Gonzaga, e Vincenzo Del Gaudio, 38 anni, di Porto Mantovano, titolare di un’agenzia di pratiche auto in via Susani a Mantova. 
Nicolini e Santamaria sono accusati rispettivamente dei reati di rapina e tentata estorsione in concorso con altri tre individui. Reati aggravati per esser stati commessi con armi e in gruppo. Nicolini e Del Gaudio, inoltre, dovranno anche rispondere del reato di tentata estorsione in concorso con altri.
 
Tre giorni dopo il sanguinoso agguato (il 5 ottobre) i due ex soci di Nicolini denunciano l’accaduto. Prende così il via un’intensa attività investigativa della Squadra mobile, coordinata dalla procura delle repubblica. 
Il 21 ottobre, sempre Nicolini si serve di Del Gaudio, – commerciante di auto e titolare di una agenzia di pratiche automobilistiche con sede a Mantova, in via Susani – per “recuperare crediti”. 
Quest’ultimo, unitamente ad altre due persone che gli investigatori contano di identificate a breve, si presenta negli uffici della azienda di proprietà di P. L., per mettere in atto un secondo tentativo estorsivo di 250mila euro. 
Che rimane tentativo perché l’imprenditore minacciato, nonostante le botte, ha immediatamente denunciato il fatto alla Questura di Mantova. Le complesse indagini che ne sono conseguite hanno consentito di ricostruire la dinamica dei rapporti esistenti tra tutti i soggetti protagonisti, a diverso modo coinvolti. La presenza di personaggi legati alla criminalità organizzata rende la vicenda particolarmente grave, con aspetti che il pubblico ministero e gli investigatori della Squadra mobile della questura stanno ora cercando di ricostruire nel dettaglio. 
 
«Si tratta di una vicenda molto complessa e di consistente spessore criminale - commenta il questore Paolo Sartori - Siamo intervenuti con grande rapidità per impedire una preoccupante escalation di violenza. Ancora una volta - aggiunge Sartori - la tempestiva denuncia alla Polizia da parte delle vittime è stata estremamente efficace per assicurare alla giustizia le persone implicate nella vicenda».
La Squadra mobile sta lavorando senza sosta per dare un nome e un volto ai complici delle tre persone arrestate. 
Le modalità dell’azione riconducono a personaggi quasi sicuramente legati al mondo della criminalità organizzata. Nel corso dell’assalto all’interno dell’azienda sono state pronunciate minacce da far rabbrividire anche nei confronti dei figli delle vittime, «li andremo a cercare, vi bruceremo i capannoni, non avrete mai pace se non pagate». 
E per essere più convincenti hanno riempito di botte una delle vittime spaccandole il setto nasale. Raggiunto l’ospedale, dopo le cure era stato dimesso con 25 giorni di prognosi.
Nonostante l’imprenditore Giuliano Nicolini si fosse gettato a terra e fosse stato minacciato come tutti gli altri qualcosa nel suo comportamento deve aver insospettito i suoi ex soci d’affari. Sospetti che, con tutta probabilità, sono stati esposti alla Polizia nella denuncia. È logico quindi supporre che l’attività di indagine si sia avvalsa anche di una serie di intercettazioni. —
 
 

 

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