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La delusione dei liceali mantovani: noi e i prof lasciati soli

Lettera dai ragazzi del liceo classico Virgilio: «Vogliamo che si faccia qualcosa di concreto, subito. Siamo stanchi di aspettare. Vogliamo poter tornare alle nostre scuole in sicurezza»

Matteo Sbarbada
1 minuto di lettura

MANTOVA. «Vogliamo che si faccia qualcosa di concreto, subito. Siamo stanchi di aspettare. Vogliamo poter tornare alle nostre scuole in sicurezza». Forse basterebbero queste poche righe, per capire cosa provano i ragazzi che chiedono di poter rientrare nelle aule. Ma gli studenti della quinta A del liceo classico Virgilio fanno un ragionamento più ampio.

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«Durante l’estate – scrivono – è stato promesso e ripetuto più volte che la scuola avrebbe riaperto in sicurezza e che sarebbe rimasta aperta tutto l’anno. Promessa non mantenuta. Anche ora che sembra essere tutto deciso, di scuola non si parla più. Certo, ci viene ripetuto che “la scuola deve riaprire in sicurezza”, ma sembra che nessuno stia facendo nulla per garantire questa sicurezza. Fino a metà ottobre in almeno quattro delle nostre classi le finestre erano chiuse perché rotte; il numero dei bus non è stato aumentato, nonostante i mezzi pubblici siano stati più volte indicati come principali motivi di contagio; le scuole e i presidi sono stati lasciati da soli nel prendere le decisioni più importanti».

«Siamo in una situazione simile a quella di marzo – aggiungono – 5 ore e più da passare davanti a uno schermo, occhi che bruciano, concentrazione al minimo, programma poco approfondito perché adattato a un minor numero di ore, connessione scarsa e un computer troppo spesso condiviso con la famiglia o addirittura assente. Se questo è il risultato di pianificazioni iniziate la scorsa primavera, noi siamo delusi e insoddisfatti».




 

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