A Mantova studenti e prof fanno lezione nella nebbia davanti alle scuole chiuse
Infagottati e con le mascherine i ragazzi rivendicano il diritto a rientrare in un'aula. Un gesto di obbedienza civile che rovescia stereotipi e consuetudini
MANTOVA. Infagottati nella nebbia, come fantasmi. Con i libri appoggiati alle inferriate del cancello, ma dalla parte sbagliata. Attorno alla statua di Dante Alighieri, che sembra vegliare sulle loro sorti. Seduti in circolo (e a distanza) davanti all'ingresso del Fermi, a seguire la lezione di "ita" del prof Signoretti.
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Gli scatti che arrivano dalle scuole - oltre al Fermi, le medie Bertazzolo, Sacchi, Alberti, il liceo delle scienze umane D'Este e il classico Virgilio - raccontano di una mobilitazione che è concreta, quasi viscerale, e al tempo stesso simbolica.
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Una mobilitazione potente che rovescia decenni di consuetudini e luoghi comuni: si protesta per rientrare in aula, non per starne fuori, davanti a schermi che allontano e alienano.
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È la nemesi dello sgric, in questo tempo impazzito. Mobilitazione garbata, autorizzata dalla Questura e promossa dal movimento "Scuole aperte Mantova" nel rispetto rigoroso delle norme anti-contagio. Un gesto di obbedienza civile con uno slogan che è un grido di battaglia culturale: "Giorni come questo possono salvare non solo un anno di scuola ma duemila anni di civiltà!". (ig.cip)
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