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Colpì il rivale in amore con una bottiglia, 4 anni al barista mantovano

Il pubblico ministero ha chiesto la condanna a sette anni. Il risarcimento: alla parte lesa andranno 15mila euro

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MANTOVA. Quattro anni e due mesi di reclusione più 15mila euro di risarcimento del danno alla parte civile: è la pena inflitta a Marco De Angeli, il barista 26enne di Mantova, finito a processo per tentato omicidio e minaccia aggravata nei confronti del rivale in amore. L’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Giulio Tamburini, aveva chiesto sette anni e mezzo di reclusione, mentre la parte civile un risarcimento di 100mila euro. Il collegio giudicante, presieduto da Arianna Busato, coadiuvata dalle colleghe Chiara Comunale e Giovanna Camillo, ha derubricato il reato da tentato omicidio a lesioni aggravate dall’uso dell’arma (il coccio di bottiglia) e revocato la misura cautelare del divieto di avvicinamento. Secondo la perizia disposta dal pubblico ministero Tamburini, il colpo inferto poteva provocare la morte di Cristian Brinza, aggredito il 28 luglio del 2018 in piazza Broletto. «Quel coccio di bottiglia, penetrato, poteva uccidere».

Marco De Angeli, secondo l’accusa, nonostante il tempo trascorso da quel gravissimo episodio, non ha mai mostrato segno di pentimento ma anzi ha continuato a minacciare il rivale. Tutte le testimonianze, per l’accusa, sono state unitarie e coerenti, tranne quella di una persona che potrebbe essere indagato per falsa testimonianza. «Il servizio televisivo delle Iene (che aveva portato alla luce il caso, ndr) – ha detto nella sua requisitoria Giulio Tamburini – è stato equilibrato».

Secondo il perito della difesa invece la ferita era superficiale e quindi ben lontana dall’essere potenzialmente letale. È questa la strada difensiva percorsa con decisione dai difensori Alessandra e Filippo Moreschi. «Le Iene – ha commentato Alessandra Moreschi – hanno suggestionato la Procura. Non c’era ancora un’indagine e il caso era già mediatico. Questo è un processo spregiativo delle regole. Nessuno ha visto De Angeli colpire al collo Cristian e nemmeno quell’arma s’è mai trovata. Se non ci fossero state le Iene quell’episodio sarebbe rimasto banale come tanti altri». La difesa è comunque già pronta a ricorrere in appello».


 

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