MANTOVA. Un paio di colloqui andati bene, la sensazione di aver fatto centro, di aver ottenuto il lavoro giusto, magari lontano dalla propria città, ma pazienza. Poi i giorni d’attesa e quindi l’amarezza di chiamate che non arrivano. Tutto fermo. Il racconto di Elisabetta è quello di una disabile laureata e poliglotta, con un passato non molto lontano in una grande azienda, in una posizione prestigiosa, e quello più recente segnato dalla malattia.
Che non ha scalfito, però, il suo carattere battagliero: «Ci sono bonus per tutti, ma della categoria dei disabili non si parla mai. Sono persone che non hanno scelto il loro destino, eppure sono state dimenticate. Capisco le difficoltà delle aziende, ma a fronte di questo rallentamento delle procedure di assunzione dei disabili dovrebbero almeno essere previste delle integrazioni da parte dell’Inps. Un individuo che si porta dietro un 50% di invalidità permanente, come nel mio caso, percepisce 100 euro mensili a dir tanto. Questa non è una tutela».
Dai sintomi, tutto sembrava ricondurre a un tumore: da qui la decisione dei medici di intervenire chirurgicamente, senza aspettare l’esito di un esame cui nel frattempo era stata sottoposta. Esame che, in seguito, ha rivelato quale fosse l’origine delle crisi: una rara forma di encefalite.
L’intervento neuro-chirurgico, però, ha lasciato il segno: un grave deficit della memoria recente, che la costringe ad appuntarsi tutto. Nel corso degli ultimi mesi, Elisabetta è stata chiamata per più colloqui, e due di questi sono andati a buon fine: «Poi però si è bloccato tutto. Assunzioni ferme. Io mi arrangio in altro modo, ma c’è chi non può».