Mantova, grido di dolore dei presidi: così non si può insegnare
I dirigenti delle scuole superiori criticano lo slittamento del rientro in classe stabilito dalla Regione: «Con queste decisioni dell’ultimo momento si demotivano i ragazzi e i prof»
Nicola Corradini
MANTOVA. «Ovviamente rispetteremo l’ordinanza della Regione, ma siamo molto sconcertati. Non è possibile programmare l’attività didattica con questi cambi repentini, fatti all’ultimo momento, sulla data di rientro a scuola. Le conseguenze rischiano di essere gravi per i ragazzi». Tra queste conseguenze anche il possibile aumento dell’abbandono scolastico.
Non è la prima volta, in questi undici mesi di pandemia, che Massimo Pantiglioni, presidente dell’associazione scuole, l’Aisam, deve constatare la carenza di strategia nelle decisioni prese dalle autorità in merito alle attività scolastiche. Nel mirino di presidi, insegnanti e studenti c’è la decisione della Regione di prorogare a sorpresa fino al 24 gennaio il ricorso alla didattica a distanza al 100% degli studenti delle superiori. Ovviamente anche i nuovi orari dei pullman di Apam, che sarebbero dovuti scattare lunedì per gli studenti, sono sospesi. L’azienda spiega che almeno fino al 24 sono «prorogati gli orari attuali».
Nessuno contesta il fatto che prima di tutto vengano la sicurezza di studenti e personale e la lotta al virus. Ma questa decisione è stata comunicata solo pochi giorni prima del rientro nelle aule. Quello che i presidi mantovani (e non solo loro) contestano è questo «tira e molla» che impedisce di programmare la didattica nel medio e lungo periodo e che crea incertezze e spaesamento negli insegnanti e soprattutto negli studenti e nelle famiglie.
«Avevamo fatto una programmazione importante per un rientro sicuro – ricorda Pantiglioni – gli studenti hanno l’esigenza di riprendere le lezioni in presenza, di tornare a scuola. Pensiamo poi alle situazioni di fragilità o di difficoltà scolastica. Questi continui stop and go finiscono con il favorire l’abbandono degli studi proprio di chi avrebbe bisogno di essere seguito di più».
Il problema più grosso della scuola non è la didattica a distanza. È l’assoluta mancanza di certezze su cosa accadrà da un giorno all’altro. «Questo tira e molla porta a una forte demotivazione negli studenti e negli insegnanti – dice Giordano Pachera, preside del Falcone di Asola – ormai sta diventando un’abitudine rincorrere le soluzioni a un problema anziché prevederle prima. A questo punto è stata più efficace la decisione di Regioni come il Veneto, che hanno dato termini in tempo utile e non all’ultimo momento».
Il dirigente del Bonomi Mazzolari, Roberto Capuzzo ribadisce: «Il vero nodo è la mancanza di stabilità, di decisioni chiare e durevoli. Sulla tempestività, purtroppo, la Regione Lombardia arriva sempre in ritardo». Del futuro rientro a scuola ha discusso il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Michele Formiglio.
In particolare «il prefetto – si legge in una nota – ha richiamato l’attenzione sulla necessità di predisporre (...) un’adeguata intensificazione dei servizi di controllo» di forze dell’ordine e polizia locale alle fermate dei pullman per evitare assembramenti. Lo stesso prefetto ha sottolineato che il piano adottato costituisce un ottimo metodo per prevenire affollamenti.
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