Oltre 800 separazioni e divorzi: ma a Mantova il boom arriverà quest’anno
I lockdown hanno fatto slittare le udienze per i casi di violenza da Codice rosso. In aumento maltrattamenti e liti in famiglia, preludi alla rottura del matrimonio
Vincenzo Dalai
MANTOVA. Le richieste di separazioni e divorzi avviati al tribunale di Mantova tra il 2018 e il 2020 superano gli 800 casi all'anno. Con uno scostamento del 10% tra un anno e l’altro. Quindi poca cosa, ma la previsione è che per l’anno in corso le cifre aumentino.
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) «Le coppie non scoppiano per i tradimenti ma per le liti continue»]]
Ricorda Marisa Bedotti, avvocato specializzato in diritto di famiglia: «In queste prime settimane del 2021 iniziano ad essere depositati i nuovi ricorsi, mentre ora si discutono in tribunale quelli risalenti al periodo che precede il lockdown di marzo. Con i vari Dpcm c’è stato il blocco delle udienze, e anche le situazioni da Codice rosso (le procedure d’urgenza in caso di violenza e maltrattamenti) non sono state fissate come da termini previsti, anche se il presidente del tribunale si è molto attivato per questi casi».
Un indicatore del malessere che potrebbe sfociare in un aumento delle richieste di separazione arriva dai dati presentati nei giorni scorsi dal questore Paolo Sartori. Nel 2020 gli interventi della polizia di Stato per le liti in famiglia, e le denunce ricevute per maltrattamenti, sono aumentati rispetto all’anno precedente.
I casi di Codice rosso (la legge del 2019 che ha aumentato le tutele e inasprito le pene, ndr), spesso la premessa di una separazione coniugale, sono più che raddoppiati: da 23 a 57. Facile pensare che per il tribunale si profili un incremento di lavoro.
Ma, rimanendo nell’attualità statistica, i poco più di 800 nuovi procedimenti di separazione e divorzio avviati lo scorso anno come sono suddivisi? A spiegarlo è Carmelo Leotta, presidente del tribunale di Mantova: «Quelli giudiziali, cioè quando un coniuge chiama in giudizio l’altro chiedendo che sia il tribunale a pronunciare separazione o divorzio, sono 280; quelli congiunti, vale a dire quando i coniugi in via consensuale ricorrono al tribunale, raggiungono invece i 530 casi».
Ma i giudici sono chiamati in causa anche per le modifiche delle condizioni di separazione, tutt’altro che rare. Chiarisce sempre il presidente del tribunale: «Sono in media 220 all’anno i procedimenti di modifica per circostanze diverse da quelle stabilite in precedenza, ad esempio problemi economici sopravvenuti o di affidamento dei figli».
Esistono però altri due meccanismi procedurali per ottenere separazione o divorzio o modifiche al di fuori del ricorso al tribunale, introdotte da una legge del 2014. Tuttavia, poco utilizzati, incidono in misura minimale sui dati statistici. Il primo è davanti al sindaco o un ufficiale di stato civile delegato, con l’assistenza dei rispettivi difensori. Sono però richieste alcune condizioni: niente figli o già maggiorenni e pieno accordo tra i coniugi sulle questioni economiche. Il secondo è nel chiuso degli studi degli avvocati e i risultati delle trattative sono soggette al parere della procura.
I commenti dei lettori