In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Un libro su Boletti, il sindaco che fu l’ultimo deportato italiano

Fuggito dai lager e dai gulag, portò Castiglione al miracolo economico

Francesco Romani
1 minuto di lettura

MANTOVA. Dall’inferno vissuto sulla propria pelle nei lager tedeschi e poi nei gulag sovietici al miracolo economico promosso da sindaco di Castiglione delle Stiviere, trasformata da zona depressa a locomotiva del Mantovano. La storia di Enzo Boletti, nato nel 1919 e spentosi nel 2005, è una avvincente alternarsi di colpi di scena che ora sono raccolti in una monumentale opera, 580 pagine scritte da Manlio Paganella, storico, scrittore, ex assessore, con la prefazione di Cesare Cavalieri. “Enzo Boletti, dall’inferno sovietico al Miracolo economico” (edizione Ares) rende ulteriore giustizia a una delle figure più rappresentative del secondo dopoguerra.

Alpino, conobbe gli orrori della Seconda guerra mondiale combattendo sul fronte orientale. Aderendo alla Resistenza, partecipò poi anche a quella polacca, diventando eroe in quel Paese. Catturato dai tedeschi, finì in un lager. Ma alla conquista sovietica del campo di sterminio, invece di essere liberato, fu internato assieme agli altri prigionieri italiani in un gulag siberiano, dal quale tornerà solo l’11 novembre del 1954, ultimo prigioniero di guerra italiano a essere liberato. Proprio al confino in Siberia, nel 1950, grazie alla Croce Rossa austriaca, riuscì a spedire un telegramma al padre per fargli sapere che era vivo. Tornato a Castiglione, volle sdebitarsi diventando instancabile animatore della Croce rossa italiana. Sua l’idea di creare il comitato locale e poi il museo internazionale della Croce Rossa, per il quale fu insignito del massimo riconoscimento, la medaglia “Dunant”, unico italiano ad averla ricevuta.

La sua ferrea volontà, non scalfita dai dieci anni di prigionia, lo porterà a intraprendere una instancabile attività amministrativa pubblica diventando sindaco fra il 1956 e il ’66 e poi ancora dal 1970 al ’75.

Fondamentali i suoi mandati durante i quali si posero le basi per lo sviluppo economico del paese, con le aperture della Rapetti, della Wella e poi della Bertani, la Piscine Castiglione. “Perdonato” solo nel 1991 dall’Urss, è stato premiato dalla Repubblica italiana che lo ha nominato Grande Ufficiale e Cavaliere. Ma è la Croce Rossa che gli ha tributato il ricordo più vero: «Malgrado dieci anni di innumerevoli sofferenze, ha sempre mantenuto la fiducia nell’essere umano». Fiducia che emerge dalle testimonianze raccolte nel libro di Paganella.

I commenti dei lettori