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Tre lauree, una figlia piccola e un'altra in arrivo: «Cinque anni lontana da casa, legge ingiusta sulla scuola»

Serena è bloccata a Milano da una norma approvata dopo il suo concorso per passare di ruolo. Scavalcata nell'assegnazione a Mantova da colleghi precari, adesso dovrà rinunciare al posto fisso

Francesco Romani
1 minuto di lettura

POGGIO RUSCO. La sua storia, purtroppo, è comune a tanti insegnanti. Vincolati da una legge alla propria sede per cinque anni prima di poter chiedere il trasferimento. Nel caso di Serena Bolognini, 34 anni, questo comporta l'obbligo di restare a Milano, nonostante una figlia di 23 mesi e un'altra in arrivo. «Un'ingiustizia - denuncia - perché, nel frattempo, sono stati assegnati a Mantova dei precari mentre io, dopo anni di sforzi e sacrifici, dovrò rifiutare l’agognato ruolo fisso».



Quello di Serena, originaria di Sermide, è un caso come tanti, ma con caratteristiche particolari. Intanto la giovane mamma ha tre lauree: la prima triennale in Scienze dell’Educazione a Ferrara, la seconda in Pedagogia, la terza, magistrale, in Scienze dell’Educazione a Bologna. Dal 2012, oltre a insegnare nelle elementari della nostra provincia, subentrando nei posti vacanti per esaurimento delle graduatorie, convive e nel 2019 ha una bimba.

«Ho fatto un concorso regionale per avere una cattedra di ruolo - spiega - indicando Mantova come prima scelta e le province vicine a ruota». In base a titoli di studio, punteggi e prove, Serena ottiene il massimo dei voti. Ma c’è un inghippo. I posti vengono distribuiti e quando arriva il suo turno, il primo settembre del 2020, dei 60 a disposizione a Mantova non ce ne sono più.

E nemmeno nelle province vicine. «Ho dovuto accettare Milano - riferisce - Ma lo stesso giorno della mia accettazione è scattata la legge che vieta i trasferimenti per cinque anni. Una legge che non c’era quando ho fatto il concorso». Non solo.

Altri 60 posti sono, di fatto, liberi nel Mantovano perché rifiutati da chi si trova in graduatorie ad esaurimento. Ma invece di rimettere queste cattedre a disposizione di chi ha vinto i concorsi, si scorre in basso la fila. «Con l’effetto che chi era molto dopo di me lavora a Mantova e io a Milano, dove mi è impossibile restare».

Serena a marzo avrà un’altra bimba. «Ho chiesto l’avvicinamento, con l’articolo 42 bis, ma in Lombardia queste domande sono state tutte rigettate. Sono figlia di un'insegnante ed io stessa ho scelto la scuola. Ma sono delusa dal fatto di avere fatto tanti sacrifici per dover rinunciare per una legge che crea così tane discriminazioni».

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