In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Scolarità con il freno nel Mantovano e un giovane su 5 non cerca un lavoro ma neppure studia

L’ Istat conferma il basso livello di istruzione nel Mantovano. Soffiati (Cgil): ciò complicherà la ricollocazione post-Covid

Monica Viviani
2 minuti di lettura
Il segretario generale della Cgil Daniele Soffiati 

MANTOVA. Uno su cinque oggi lo chiameremmo neet ingabbiandolo in quell’acronimo mutuato dall’inglese a indicare chi non studia, non lavora e non frequenta neppure corsi di formazione. Intanto il livello di istruzione resta sotto le medie regionali e nazionali e anche la formazione continua non brilla. Unica buona notizia: nel 2019 il tasso di occupazione stava migliorando. Ma l’altra faccia della medaglia è che la pandemia doveva ancora arrivare e con lei «le ricadute che questa crisi avrà sul terziario che qui per anni ha assorbito la perdita di posti nella manifattura». A confermare che il Mantovano non è una provincia per giovani e con una scolarità ancora troppo arretrata è la terza edizione del Relazione sugli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes delle province) pubblicata dall’Istat nell’ottobre scorso. E ad alzare lo sguardo da una fotografia che l’effetto post-Covid è destinato a stravolgere da qui a qualche mese è il segretario generale della Cgil Daniele Soffiati.


BASSO LIVELLO DI ISTRUZIONE


Racconta l’Istat che la percentuale di giovani nella fascia d’età 15-29 anni che non lavorano e non studiano (19,5%) è inferiore di 3,9 punti rispetto a quella nazionale (23,4%) ma superiore di 4,4 punti a quella lombarda (15,1%). Resta il fatto che sono anni ormai che questa trasversale generazione in stand-by non si schioda da quell’uno su cinque. lmpietosa la fotografia del livello di istruzione e formazione continua nel Mantovano. Nella fascia di popolazione tra i 25 e i 64 anni i diplomati sono il 57,5%, al di sotto sia del dato regionale (65%) sia di quello nazionale (61,5%). E va ancora peggio se la lente d’ingrandimento punta alla laurea o ad altri titoli post-diploma: nella fascia 25-39 anni siamo fermi al 21%, ben lontani dalla media regionale del 32% e comunque sotto il 27% nazionale. Infine anche la partecipazione alla formazione continua non va meglio: tra i 25 e i 64 anni riguarda solo il 7,2%, mentre in Lombardia siamo al 9% e nel resto d’Italia dell’8,1%

OCCUPAZIONE

L’istantanea è del 2019: nella fascia di età dai 15 ai 29 anni il tasso di occupazione (43,1%) era superiore di 11,3 punti rispetto a quello nazionale (31,85) e di 2,2 rispetto a quello regionale (40,9%). Nella fascia 20-64 anni il tasso saliva al 73,1% superando di 9,5 punti quello nazionale (63,5%) ma inferiore di 0,3 rispetto a quello regionale. Infine il tasso di disoccupazione è del 6,4% nella popolazione tra i 15 e i 74 anni contro il 10% della media nazionale e il 5,6% di quella regionale. Nella fascia di età più ristretta dai 15 ai 29 anni si attesta infine a 10,6% inferiore di 11,8 punti rispetto a quello nazionale (22,4%) e di 1,6 punti rispetto a quello regionale.

SOFFIATI (CGIL): ALLARME POST-COVID

Insomma «rispetto al calo costante di occupazione giovanile registrato dal 2004 al 2016 – sottolinea Soffiati – nel 2019 assistiamo a una crescita ma il problema ora è cosa ci dobbiamo aspettare dal post-pandemia».
Storicamente, aggiunge il segretario della Cgil, Mantova «ha basato la sua economia su settori che non richiedevano particolare professionalità: l’industria che tra la metà degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta ha moltiplicato il numero dei dipendenti, l’agricoltura e i distretti artigianali tessili e metalmeccanico. Negli anni Ottanta abbiamo assistito all’esplosione del terziario che a cavallo tra ’80 e ’90 insieme alla ristorazione ha assorbito la perdita di posti nella manifattura. Settori questi ultimi per i quali il post-Covid sarà davvero complicato e dove con una scolarità e una formazione continua così bassa la ricollocazione sarà più difficile».
 

I commenti dei lettori