Mantova, meno interventi chirurgici: è allarme tumori al seno
Il primario scrive alla direzione: «Servono tre sedute settimanali, due non bastano». Il consigliere regionale Forattini interroga la Moratti: «Tante donne rischiano»
Roberto Bo
MANTOVA. L’allarme al momento è giallo, ma se non si trova una soluzione potrebbe anche passare di livello. Gli interventi di tumore al seno al Carlo Poma ultimamente hanno subito una contrazione a causa della pandemia: poche sedute settimanali, ridotte per colpa del Covid, e soprattutto per carenza di infermieri.
Le quattro sedute convenzionali sono state dimezzate e ridotte a due, anche con la compartecipazione della clinica San Clemente che offre le sue sale operatorie settimanalmente.
In ospedale circola voce che recentemente il responsabile della Senologia del Poma, Massimo Busani, abbia inviato una mail alla direzione per manifestare la sua preoccupazione sulla riduzione delle sedute operatorie.
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A suonare la sirena sul delicato tema è il consigliere regionale del Pd, Antonella Forattini: «Sono preoccupata per la programmazione il ritardo degli interventi oncologici di chirurgia al seno all’ospedale di Mantova, per cui ho presentato un’interrogazione urgente all’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti. Al Poma – prosegue l’esponente dem – gli interventi chirurgici oncologici da marzo 2020 ad oggi sono calati in percentuale considerevole, causando così un gravissimo ritardo terapeutico nella cura del cancro con un conseguente peggioramento prognostico delle pazienti in attesa. La direzione della chirurgia senologica del Poma ha richiesto, invano, di poter tornare alle tre sedute chirurgiche settimanali, invece delle due attuali, per riuscire a operare in tempi rapidi le decine di donne in attesa di intervento alla mammella e anche stimando le necessità future alla luce dei volumi di attività degli scorsi due mesi. La direzione sanitaria dell’ospedale, però, non ha dato risposta positiva, pur se le avvertenze dell’intera comunità scientifica indicano come indispensabile la piena ripresa dell’attività di diagnosi e cura per i malati oncologici».
In periodo di pre-pandemia al Poma venivano eseguiti circa 600 interventi all’anno. Nel 2020 sono scesi a circa 300, in pratica solo tumori alla mammella perché gli altri interventi non salva-vita sono stati dilazionati nel tempo non rappresentando una priorità. Ora, se nel corso del 2021 non si arriverà almeno a fare un centinaio di interventi in più dell’anno precedente rischiano di rimanere fuori dalla programmazione decine e decine di donne con tumore accertato. In sostanza, a quanto pare, due sedute chirurgiche settimanali invece di almeno tre non sarebbero sufficienti a smaltire la lista con decine di donne in attesa di un intervento al seno.
Alla luce di questa situazione il consigliere regionale Antonella Forattini ha inviato un’interrogazione all’assessore Letizia Moratti per sapere quali siano i motivi del diniego della direzione sanitaria del Poma alla richiesta di ripresa di tre giornate dedicate alla chirurgia senologica in considerazione dell’elevato numero di casi da trattare e come Regione Lombardia si sta attivando al fine di agevolare un piano di rientro regionale per tornare ai livelli di pre-pandemia per quanto riguarda gli esami di screening, le consequenziali terapie e gli interventi chirurgici oncologici e quali siano le tempistiche previste.
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