Argini e fiume sicuri, ecco il maxi cantiere
Affidate a Cave Quingentole, Donnini e Technital le opere per 53 milioni. I lavori neòòa Bassa dureranno dodici anni
Francesco Romani
BASSO MANTOVANO. E' andato al raggruppamento di imprese cave di Quingentole, gruppo Donnini e Technital il lavoro di riqualificazione dell’alveo del Po e di contestuale rinforzo degli argini del Basso Mantovano. Un cantiere dell’importo di 53 milioni, che durerà 12 anni per risolvere le diverse criticità che quel tratto del più grande fiume italiano aveva evidenziato negli ultimi anni. La necessità di trovare le ingenti risorse per risolverle aveva sinora frenato e ritardato ogni tentativo.
La soluzione è arrivata grazie ad uno sforzo congiunto fra pubblico e privato. Ne è nato il primo project financing di questo tipo in Italia. Il raggruppamento di ditte, oltre ad eseguire le opere, farà la manutenzione degli argini rialzati e terrà in condizioni operative il sentiero navigabile in alveo per 12 anni. In cambio potrà vendere circa cinque milioni di metri cubi di sabbia derivanti dei dragaggi, mentre altri due milioni saranno destinati al rafforzamento degli argini stessi.
Per giungere a questa conclusione ci sono voluti tre anni di studio. Una parte del tempo è stata necessaria per sbrogliare gli intrichi legali che nascevano dalla commistione di mano pubblica e privata in un settore, l’estrazione di sabbia dal Po, delicato sia dal punto di vista economico ed ambientale, quanto giuridico.
La soluzione era stata ventilata già cinque anni fa grazie a un privato, il gruppo Granulati Donnini spa di Modena, proprietario sul Po delle società Cave Quingentole srl. Da cavatore di sabbia, dovendo pagare una concessione, aveva proposto di eseguire i lavori di ripristino degli argini e di risagomatura dei fondali in cambio della rinuncia, da parte della Regione, a riscuotere i diritti di concessione.
L’idea è piaciuta e la Spa modenese ha a questo punto coinvolto un partner tecnico, la Technital di Verona, pool di ingegneri che ha progettato, fra le altre cose, il Mose di Venezia.
Technital, con l’ingegner Simone Venturini ed Aipo, l’Agenzia interregionale per il Po con il direttore Luigi Mille si sono seduti a tavolino per individuare le principali criticità dalle quali partire.
«Il tratto individuato - spiega Venturini - è quello tra la foce del Secchia e il meandro di Ostiglia dove la navigabilità è messe a repentaglio dall’insabbiamento degli approdi fluviali di Quingentole e Pieve di Coriano e dalle sabbie dell’Isola Cirene, fra Serravalle e Ostiglia». Nell’accordo è previsto venga monitorato per 12 anni anche la situazione ambientale della lanca di Rodi. La sabbia cavata dall’alveo servirà per rialzare e rinforzare gli argini in sponda destra fra Quingentole e Borgo Mantovano e in quella sinistra.
Ora i progetto, dopo il definitivo affidamento sarà rielaborato a livello definitivo per essere poi sottoposto alla Valutazione d’impatto ambientale regionale. Se tutto andrà per il verso giusto, i lavori inizieranno fra un anno per concludersi dopo 144 mesi, nel 2034. Nel frattempo sono già stati avviati altri progetti e cantieri per completare l’opera di messa in sicurezza delle arginature del Po conun investimento di 20 milioni. —
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