Mantova torna arancione, i sindaci chiedono di aprire altri poli vaccinali
Scatta la rabbia dei primi cittadini: «Le nostre proposte finora sono cadute nel vuoto». Appello all’Ats: «Gravi ritardi, noi più di così non possiamo fare»
Roberto Bo
MANTOVA. Da un lato le difficoltà di spostamento della popolazione over 80enne che dai comuni del Basso Mantovano deve recarsi a Mantova o a Pieve di Coriano per ricevere il vaccino anti Covid, dall’altro la grave incertezza e i ritardi sulla predisposizione dei poli vaccinali al di fuori dei tre ospedali dell’Asst dove far decollare prima o poi la campagna vaccinale di massa. E con il passaggio da zona gialla ad arancione la preoccupazione cresce.
Questioni di non poco conto che stanno facendo arrabbiare i sindaci. Anche perché, a loro dire, già da settimane hanno messo sul piatto fior di proposte di presidi dove poter vaccinare la popolazione. Si parte dal palasport Grana Padano Arena di Mantova, alla Fiera di Gonzaga, ad altri ambulatori sul territorio, fino ad arrivare alla disponibilità dichiarata dei gestori dell’ospedale di Suzzara. Ma ancora nulla. E la curva dei positivi cresce di giorno in giorno, spinta dalle varianti del virus.
Dall’Ats fanno sapere che è tutto nelle mani della Regione che deve autorizzare i nuovi poli vaccinali e che al momento sono molto concentrati nell’allestimento del presidio di Soncino (Cremona) travolto dall’ondata di variante inglese. Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, è categorico: «Come Comune di Mantova ci siamo attivati senza perdere tempo segnalando un possibile punto vaccinale sul territorio del capoluogo, il Grana Padano Arena. Ora sta ad Ats e Poma decidere quando sarà attivo, noi non possiamo che chiedere che si faccia presto. Le tempistiche sono decisive e i ritardi che continuano a sommarsi, dai vaccini che non arrivano all’attivazione degli hub sino alla vaccinazione dei docenti, mi preoccupano molto perché rischiano di vanificare ogni sforzo con pesanti conseguente sul territorio e sui cittadini».
«Oramai siamo contaminati dalle realtà di confine – sbotta Elisabetta Galeotti, sindaco di Gonzaga – quando gli organismi sanitari centrali si renderanno conto di quello che succede in periferia sarà già tardi. In questa settimana sono partite alcune attività sportive agonistiche giovanili fuori dai nostri confini regionali e tra enti sanitari sembra non esserci dialogo. Lombardia ed Emilia, tanto per fare un esempio, vanno ognuna per conto suo. E in quattro giorni abbiamo messo quattro classi in quarantena, due medie e due elementari. Sulla possibilità di utilizzo della Fiera di Gonzaga per fare le vaccinazioni non abbiamo più saputo nulla. Noi abbiamo dato la disponibilità del polo ma occorre fare adeguamenti e non credo proprio che spetti a noi Comuni. Le spese devono essere a carico del sistema sanitario nazionale o regionale. E lo stesso dicasi per l’ospedale di Suzzara, che ha dichiarato di essere disponibile a vaccinare ma ad oggi non si sa nulla delle autorizzazioni dell’Ats. E così i nostri ultra 80enni devono andare a Mantova o a Pieve. E pensare che come Comune avevamo indicato anche un’alternativa alla Fiera, ovvero gli ex ambulatori del distretto. È passato un mese e non ci hanno mai risposto in modo adeguato».
Preoccupazione anche a Viadana, dove il sindaco Nicola Cavatorta, visto l’incremento dei casi nell’ultima settimana ha sospeso il Pedibus per ottanta bambini e sta valutando di stringere ancora gli accessi al pubblico negli uffici comunali. «Sul fronte vaccini – spiega – siamo in contatto con Asst e Ats e molto probabilmente a Viadana ci sarà un presidio. Abbiamo avanzato diverse proposte e soprattutto sulla sede Avis sembrano esserci buoni margini».
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