Bloccati nei campi tra fame e freddo. Accordo a Mantova con Caritas per aiutare i profughi della rotta balcanica
Più di cento i soci e i simpatizzanti, tra medici e volontari, protagonisti negli anni di iniziative umanitarie in Eritrea, Burundi, Congo, Benin, Togo, Malawi. L'associazione ha deciso di dedicare le sue attenzioni anche al fronte europeo. E così nei giorni scorsi il presidente Daniele Benedini ha siglato un accordo di collaborazione con Caritas Italiana a sostegno del progetto "Emergenza rotta balcanica".
M.S.
MANTOVA. Villaggi di cellophane e neve che non si trovano su nessuna mappa, ma che distano solo poche centinaia di chilometri dai nostri confini. Luoghi dove risuonano parole come respingimenti, esclusione, campi di migranti, torture.
In un momento storico in cui l'emergenza Covid ha spento i riflettori sulle tante crisi del pianeta, una catastrofe umanitaria continua a caratterizzare i Balcani. Il dramma dei profughi della rotta balcanica, con migliaia di migranti bloccati nei campi improvvisati tra Bosnia e Serbia (nella foto una coda per il pasto) si consuma nell'indifferenza quasi generale. C'è chi, però, non intende fare finta di nulla. Come i membri dell'associazione "Con vista sul mondo", realtà attiva a Mantova dal 2003.
Più di cento i soci e i simpatizzanti, tra medici e volontari, protagonisti negli anni di iniziative umanitarie in Eritrea, Burundi, Congo, Benin, Togo, Malawi. L'associazione ha deciso di dedicare le sue attenzioni anche al fronte europeo. E così nei giorni scorsi il presidente Daniele Benedini ha siglato un accordo di collaborazione con Caritas Italiana a sostegno del progetto "Emergenza rotta balcanica".
«Ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare – spiega Rita Vaglia, referente per le relazioni esterne dell’associazione – così è nata l’idea di cercare partnership per dare il nostro contributo. Si parte con una collaborazione di sei mesi, durante i quali Caritas Italiana realizzerà, anche a nome della nostra organizzazione, determinati obiettivi. Garantire ai rifugiati, nei campi e nei ripari di fortuna, beni di prima necessità acquistati direttamente sul territorio, cercando in questo modo anche di favorire l’economia locale bosniaca. Garantire servizi adeguati nei campi profughi alle persone più vulnerabili, come potersi lavare o lavare le proprie cose, oltre a spazi per l’accoglienza e il supporto psicosociale e a luoghi per l’animazione dei bambini. Renderemo pubblica, sul sito www.convistasulmondo.org e i canali social, la rendicontazione finale del progetto». Per questa prima parte del progetto l'associazione parteciperà con 1.500 euro.
«Potrebbe rivelarsi un modo per sensibilizzare all'importanza dell'impegno a favore dei diritti umani, anche in una situazione sociale problematica. Noi auspichiamo che la prassi dei respingimenti violenti abbia termine, che vengano ridiscusse le politiche migratorie legata a persone in fuga da guerre e persecuzioni, in nome dei diritti inviolabili di ogni persona, innanzitutto alla vita. Questa è la mission della nostra associazione. Il filo che, a distanza di anni, tiene unite persone di diversa matrice religiosa, sociale, economica. Siamo convinti che la costruzione di un mondo più attento ai bisogni degli ultimi venga alimentata da una volontà costante, da genuino entusiasmo e da una carità disarmata».
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