Alloggi comunali a Mantova. Un inquilino su cinque non può pagare l’affitto
Su un incasso di un milione resta un buco di 180mila euro. Con i piani di rientro via Roma riesce a recuperarne la metà
Sandro Mortari
MANTOVA. Un milione e 50mila euro. Tanto il Comune prevede di incassare quest’anno dagli affitti e dalle spese condominiali per gli alloggi di proprietà. È quanto si evince dalla determina con cui Via Roma accerta i proventi che l’Agenzia servizi al territorio, la sua società in house, incasserà per la gestione amministrativa del patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica, servizio affidatole fino al 2025. Nel dettaglio, gli affitti dei 400 appartamenti e dei garage daranno 750mila euro; i rimborsi delle utenze a carico degli inquilini altri 280mila euro; 15mila euro arriveranno dai bolli di registrazione e dalle imposte di registro, mentre altri cinquemila dai depositi cauzionali.
I canoni di locazione, i rimborsi spese e i vari oneri non sono sempre uguali. L’anno scorso, per esempio, il Comune accertò un’entrata di un milione e 27mila euro. La differenza, spiegano all’Aster, è dovuta dal numero di alloggi o di box che ogni anno vengono dati in affitto e che non sono mai uguali.
Occorre considerare che ci sono appartamenti che necessitano di ristrutturazione e che, quindi, prima dei lavori non possono essere assegnati, oppure quegli immobili che durante l’anno di liberano prima del previsto a causa della morte dell’inquilino (la riassegnazione richiede tempo) oppure per il suo trasferimento. In totale, il Comune è proprietario di 440 alloggi cosiddetti di Sap (Servizio pubblico abitativo, gli ex Erp, Edilizia residenziale pubblica)che vengono assegnati attraverso bandi a chi per reddito o condizione sociale ne ha diritto. Di questi, però, mediamente se ne affittano 400 all’anno.
I box affittati come posti auto sono mediamente 70 all’anno e sull’ammontare degli affitti incassati pesano circa il 3 per cento. Il resto degli incassi che Aster riversa al Comune, come si evince dall’ammontare, sono affitti per il 70 per cento, spese condominiali per il 25 per cento, bolli, oneri di registrazione dei contratti e cauzioni il 2 per cento. Alla fine, però, dei soldi accertati non tutti finiscono nelle casse del Comune. Aster, infatti, calcola che il 18 per cento, circa 180mila euro ogni anno, rimane come morosità di inquilini che non riescono a pagare affitto e utenze per le loro precarie condizioni economiche.
Insomma, un inquilino su cinque di quelli che occupano case comunali non ce la fa a sostenere un affitto calcolato con un algoritmo fissato dalla Regione in base alle condizioni economiche del nucleo familiare che pure va da un minimo di 21,70 euro a 330 euro al mese (a cui vanno aggiunte le spese per il teleriscaldamento, la cui rete raggiunge molti palazzi dove ci sono alloggi comunali).
Ogni anno il Comune è costretto ad approntare piani di rientro per ciascun inquilino moroso, da cui mediamente riesce a recuperare 90mila euro, circa la metà dell’arretrato. Ogni, anno, però, quello che non si riesce a recuperare (quindi tra i 90mila e i 100mila) si accumula nell’elenco dei crediti difficilmente esigibili, contribuendo a incrementare, nel bilancio comunale, il relativo fondo che con l’insoluto generale (imposte e multe, soprattutto) ha già raggiunto quota 44 milioni.
L’assessore alla casa Nicola Martinelli ricorda che il Comune in questi anni ha messo in atto numerose azioni per ridurre la morosità incolpevole dei propri inquilini, grazie a un lavoro coordinato fra Aster, settore casa e servizi sociali di via Roma. «Tuttavia – dice – esiste una grande preoccupazione per la crisi economica innescata dall’emergenza sanitaria in atto. La preoccupazione non riguarda solo gli inquilini degli alloggi pubblici ma anche quelli presenti sul libero mercato. Per questo mi auguro che si prevedano risorse importanti da impiegare nel sostegno alla locazione sia da parte del governo che di Regione Lombardia».
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