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L’impresa va nel baratro, ma scampa al disastro con la legge salva-suicidi

Storia a lieto fine di Stefano camionista in proprio da 30 anni Equitalia vuole 700mila euro. Si sdebiterà pagando ogni mese 450 euro per quattro anni

Francesco Romani
1 minuto di lettura

SAN GIORGIO BIGARELLO. Non sempre le storie di crisi finiscono in fondo a un baratro. E quando il peso dei debiti schiaccia le persone, a volte un gancio può farle ritornare a galla. È questo il senso della legge 3 del 2012, la cosiddetta “salva suicidi”. Una norma nazionale introdotta dopo la crisi mondiale del 2008-2009 che ha gettato nel lastrico migliaia di aziende. Incapaci di far fronte a debiti che crescevano a vista d’occhio.

La storia è quella di Stefano (citeremo solo il nome). Imprenditore in proprio del settore trasporto con sede nel Comune di S. Giorgio Bigarello. Un’attività che gli consente di vivere degnamente sino alla grande crisi del primo decennio del nuovo millennio. Le industrie chiudono, i trasporti rallentano e pian piano la sua azienda individuale deve stringere la cinghia. Che alla fine, nel 2010, si rompe.

A malincuore chiude la sua attività, ma non le pendenze. Le cartelle esattoriali di Equitalia si moltiplicano e finiscono inevitabilmente per schiacciarlo in una morsa di debiti, 700mila euro, che non riesce più ad onorare. Un circolo vizioso, una spirale che inizia a stritolarlo.

L’uomo non sa a che santo votarsi, quando scopre una via d’uscita. La legge “salva suicidi” che permette di ridurre il sovraindebitamento. Si rivolge a dei professionisti legali (Legge3.it) che curano le procedure.

In Tribunale, a Mantova, il mese scorso, presenta un piano di rientro che sottopone ai creditori, per far s’ì che gli venga restituito la dignità di essere debitore, ma di poter onorare le proprie incombenze fiscali diluendole in rate sostenibili. Il Tribunale conferma che Stefano versa in uno stato mdi “sovraindebitamento incolpevole” dovuta all’insolvenza dei suoi clienti.

Per soddisfare i creditori, il Tribunale ha sentenziato che dovrà mettere a disposizione la quote degli immobili detenuta e pagare 450 euro al mese per quattro anni. Alla fine di questo percorso, l’esborso sarà di circa 30mila euro, ma la procedura lo porterà a liberarsi dei suoi pesi debitori, rendendolo alla fine libero dai vincoli. Uscendo dal baratro nel quale era finito, per rivedere la luce.


 

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