Corneliani: oggi la verità sul piano industriale, ultimo scoglio per l'accordo
Palazzi: «Si può chiudere in pochi giorni, ma Mantova deve restare al centro, no delocalizzazioni». Orezzi: "Non si firmano accordi a scatola chiusa senza conoscere i dettagli della newco"
Monica Viviani
MANTOVA. Si riparte oggi 3 aprile alle 9.30 dallo scoglio contro cui si è arenato il tavolo a Roma: i dettagli del piano industriale Corneliani 2.0 e quindi dell’accordo siglato il 31 marzo sera tra Investcorp e Invitalia per la newco che vedrà il fondo arabo-inglese al 51% e lo Stato al 49%. Questi i punti dell’incontro per via telematica che vede convocati sindacati, Invitalia, Investcorp, ministero del Lavoro, Mise, Regione, sindaco, commissario giudiziale, amministratore delegato e socio di minoranza (assente l’altro giorno). Si riparte da qui nella consapevolezza che «il piano concordatario va depositato in tribunale entro il 15 aprile e abbiamo solo una settimana di tempo», con il punto fermo che il tavolo di firma di un eventuale accordo non sarà a Mantova ma a Roma perché «il tavolo che garantisce i lavoratori rispetto alla Corneliani che verrà deve essere quello, con un accordo a tre con Invitalia e Investcorp, con il sigillo finale del ministro».
A ribadirlo all’assemblea del presidio è il segretario generale della Filctem Cgil Michele Orezzi nel ricostruire quanto accaduto giovedì davanti a una folla ancora amareggiata per quel tavolo che sperava conclusivo. Si riparte dalla presentazione di un piano industriale finora solo accennato: le tempistiche della newco che dovrebbero entrare in vigore alla fine dell’anno perché all’ingresso con 10 milioni di euro di Invitalia serve l’omologa del concordato, non precisati investimenti su tecnologia e stile, rinuncia alla produzione in Slovacchia e l’operazione non chiarita sul retail full price. E si riparte anche dall’apertura dell’azienda a usare come “modello” l’intesa del 19 novembre 2019 come chiedevano i sindacati «ma iniziando dalle premesse, non dal fondo cioè dalla gestione degli esuberi». Il nodo è capire quali rami passeranno nella newco e con quali tempistiche verrà gestita la ristrutturazione nella vecchia e nella nuova Corneliani. Insomma «un accordo – chiarisce Orezzi – deve partire dalle premesse del 2019 che contenevano situazione dell’azienda, prospettive e investimenti ovvero piano industriale, centralità di Mantova, conservazione dell’occupazione qua, nessun tipo di delocalizzazione. E solo quando saranno chiari i contorni della Corneliani 2.0 si potrà iniziare a capire come gestire l’eventuale eccedenza di personale tramite volontarietà e scivoli pensionistici. Non si firmano accordi a scatola chiusa».
E a rimarcare ancora una volta la centralità di Mantova è anche il sindaco Mattia Palazzi: «L’accordo è possibile – dichiara – con buon senso si può chiudere in pochi giorni e ripartire. Il più è fatto, ma manca l’ultimo miglio. Non si sbaglino i passi adesso. Tre sono gli elementi fondamentali. La gestione dei livelli occupazionali, in accordo con parti sociali e Mise, utilizzando tutti gli ammortizzatori sociali esistenti: è possibile e doveroso accompagnare con ogni tutela possibile la ristrutturazione aziendale. La certezza che tutte le fasi del processo produttivo che oggi si fanno nella fabbrica mantovana continueranno qui anche nei prossimi anni. L’eccellenza sartoriale della Corneliani non è delocalizzabile fuori da Mantova e dall’Italia. Quali investimenti e azioni si prevedono per tornare a crescere passata la fase Covid». In due anni «si sono superati mille ostacoli – aggiunge – si è riusciti grazie a lavoratrici e lavoratori e ai loro rappresentanti a portare la vertenza all’attenzione nazionale, a promuovere un decreto che fa della Corneliani la prima azienda a utilizzarlo, portando Invitalia nel capitale della società. Grazie al tavolo col ministro Giorgetti si è sbloccata una situazione che si stava impantanando nella burocrazia. Abbiamo ripetutamente chiesto a Investicorp di mantenere l’impegno preso con la città e i lavoratori mettendo risorse e dopo mesi di lotta e anche di illusioni e delusioni è finalmente arrivata la nuova offerta con 7 milioni. Non bisogna sbagliare adesso, va garantita ogni singola lavorazione che si fa a Mantova». Adesso «abbiamo tutti la responsabilità di chiudere positivamente un nuovo patto per la Corneliani, fermamente ancorata a Mantova».
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