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Per Corneliani non c’è la fumata bianca: «Accordo solo dopo il piano industriale»

Intesa Investcorp-Invitalia sulla newco. I sindacati: «Un passo avanti, ma non decisivo». Domani altro tavolo a distanza. Il ministro: "Mantova al centro"

Monica Viviani / inviata a Roma
3 minuti di lettura

ROMA. L’attesa fumata bianca per la Corneliani 2.0 non è ancora arrivata. Dopo oltre due ore di confronto, il tavolo al Mise tornerà ad aggiornarsi domani 3 aprile in via telematica e entro la settimana prossima a Roma. Due ore durante le quali non si è arrivati a parlare della gestione degli esuberi annunciati il 23 marzo perché lo scoglio su cui la riunione si è arenata è stato ancora una volta il piano industriale.

Le tre novità

Presieduto come sempre dal ministro Giancarlo Giorgetti, il tavolo si è aperto con tre importanti novità: l’assenza dei soci di minoranza (famiglia Corneliani) seppur regolarmente convocati, il deposito di un’offerta vincolante ad azienda e tribunale da parte di Investcorp per l’acquisizione di ramo d’azienda e un pre-accordo siglato il 31 marzo sera tra il fondo arabo-londinese e Invitalia per la creazione della newco.

Manca ancora il piano industriale

Presenti Invitalia, Investcorp, l’amministratore delegato Giorgio Brandazza, il commissario giudiziale Luca Gasparini, il vicesindaco Giovanni Buvoli, la Regione, il ministero del Lavoro, e per i sindacati Michele Orezzi e Sonia Paoloni di Filctem Cgil, Gianni Ardemagni e Raffaele Salvatoni per Femca Cisle e Giovanni Pelizzoni di Uiltec Uil, dopo oltre due ore di discussione e con azienda e Invitalia non in grado di fornire ai sindacati i testi di proposta e accordo appena annunciati, così come un piano industriale nel dettaglio, su proposta del ministro il tavolo si riaggiornerà a Roma la prossima settimana preceduto domani alle 9.30 da una riunione in via telematica e da una serie di scambi di documenti tra le parti.

L’offerta vincolante

Il commissario giudiziale ha rappresentato come l’offerta di Investcorp-Invitalia debba essere ora calata nel piano concordatario e nella proposta e come la stessa e le ragioni dei lavoratori debbano essere compatibili con il miglior soddisfacimento dei creditori rispetto all’alternativa liquidatoria della crisi, che pare allontanarsi. Ha quindi invitato società e sindacati a dialogare rapidamente per favorire uno sbocco a tutela di tutti gli stakeholders, rammentando che la proposta di concordato dovrà essere votata dai creditori la cui posizione è decisiva.

L’azienda apre all’accordo 2019

L’azienda, per bocca del suo ad, ha provato a incanalare la riunione su piano occupazionale e gestione degli esuberi, aprendo alla stipula di un accordo “sul modello” di quanto siglato il 19 novembre 2019. Ma i sindacati hanno rifiutato di anticipare una discussione che non può prescindere dalla risposta alla domanda che tutti si stanno facendo: come sarà disegnata la Corneliani 2.0? Da qui riprenderà il tavolo di domani, che non vedrà la partecipazione dei due ministeri ma porrà le basi per quello della prossima settimana. Le tempistiche strette per arrivare a un accordo definitivo sono state sottolineate da tutti con il vicesindaco Buvoli che ha insistito sul mantenimento della produzione e del lavoro a Mantova: «Se si dice che le competenze ed il know how della fabbrica mantovana sono fondamentali allora vanno difese. A maggior ragione poiché si utilizzeranno soldi pubblici si dovrà garantire continuità produttiva e livelli occupazionali».

Il ministro:passo avanti

Nonostante non ci fossero le condizioni per approfondire alcun argomento, sindacati e ministro sono comunque concordi nel dire che è stato fatto un ulteriore passo avanti . «Abbiamo pochi giorni per perfezionare l’accordo - ha detto Giorgetti – che consentirà alla Corneliani di avere quel futuro che merita questo marchio storico del Made in Italy, orgoglio di Mantova e di tutte le persone che ci lavorano. Da parte del Mise c’è tutto il supporto necessario per portare a buon fine l’operazione, garantiamo che i soldi pubblici verranno investiti per incentivare l’occupazione e la produzione in Italia».

I sindacati: no alle scatole chiuse

«Quando non c’è tempo l’importante è non perderne – ha dichiarato Orezzi – non è stato un tavolo risolutivo ma è stato fatto comunque un passo in avanti. I due tavoli dei prossimi giorni potranno essere decisivi per la sottoscrizione di un accordo di salvataggio della Corneliani in tempi utili. Abbiamo ribadito una volta di più che per i lavoratori il tavolo di garanzia è quello romano del ministero, con lo Stato a garanzia del percorso, e che non è possibile fare una discussione sul futuro a scatola chiusa: quindi ci aspettiamo domani una riunione finalmente trasparente su quale sarà l’orizzonte e il perimetro della Corneliani 2.0. Quello che pensiamo noi sull’argomento lo abbiamo sottolineato ancora una volta con forza: ripartire da Mantova, con al centro i suoi operai e impiegati». «Pensavo che l’azienda ci presentasse le linee strategiche – ha aggiunto Ardemagni – per capire se le scelte sono funzionali al rilancio della nuova Corneliani salvaguardando la mantovanità e minimizzando l’impatto sull’occupazione. Purtroppo questo non è avvenuto e allora l’attenzione e la sinergia con le Istituzioni deve rimanere ancora alta». Giudizio sospeso per Pelizzoni: «Dal tavolo mi aspettavo di partire dal piano industriale, presupposto chiave per capire che strada intraprendere. Di certo abbiamo il deposito dell'offerta vincolante e l'accordo tra i soci della new co.».


 

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