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Mantova, prime 150 firme di cittadini: «A casa la giunta lombarda»

Una petizione spontanea per protestare contro la sanità inefficiente

Sa.Mor.
1 minuto di lettura
(ansa)



MANTOVA. «La giunta regionale deve andare a casa». A dirlo non sono le forze politiche che al Pirellone si oppongono al governo di centrodestra, bensì un gruppo consistente di cittadini mantovani. Che ha toccato con mano le inefficienze della Regione, la Locomotiva d’Italia, in questa emergenza sanitaria. La protesta parte dal basso. Ad innescarla con una lettera pubblicata ieri dalla Gazzetta di Mantova sono 98 persone di «diverso orientamento politico, di diversa età e di diversi strati sociali» scandalizzate dal «pilatesco e indecoroso atteggiamento della giunta della Lombardia».

Con un veloce passaparola hanno avviato una sorta di catena di Sant’Antonio che si basa su una e-mail da inviare all’indirizzo dimetteteviora@gmail.com. Un’iniziativa che presto sarà estesa ad altre zone della Lombardia.

I cittadini civici citano ciò che li ha colpiti in negativo e spinti a questo passo: «Il disastro della sanità durante la prima ondata Covid, lo scandalo dei vaccini influenzali, dei camici, delle mascherine, poi anche dei soldi in Svizzera e alla fine i colpevoli ritardi delle vaccinazioni». Insomma, «la Regione andrebbe commissariata subito, senza aspettare altri disastri».

A coordinare il gruppo è Annamaria De Togni, un passato da assessore nella giunta di centrodestra di Sodano a Mantova in rappresentanza di una lista civica: «Sto raccogliendo – dice – le adesioni che continuano ad arrivare. Dalla vigilia di Pasqua abbiamo già raggiunto quota centocinquanta». Spiega che questa iniziativa «nasce da uno scambio di idee con Paolo Rampi (ex animatore dell’Ulivo mantovano, ndr.) e Luciano Bignami di Bozzolo sul malcontento che registriamo tra di noi nel vedere la Regione che cosa sta facendo in ambito sanitario».

Va bene scrivere una mail, ma per ottenere risultati serve ben altro e i Cittadini civici ne sono consapevoli: «Stiamo valutando – dice De Togni – come ampliare la nostra protesta cercando di coinvolgere anche gente di altre province lombarde e trovare un mezzo per arrivare a Milano. Non abbiamo voluto coinvolgere i referenti dei partiti per dimostrare che ci sono cittadini di vari orientamenti politici che vedono come vanno le cose e non sono d’accordo. Vedremo come fare non dico a istituzionalizzare la protesta, ma ad estenderla per poi concretizzarla. Decisiva sarà la risposta che avremo dalle altre zone della Lombardia».

 

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