La ricetta del prof mantovano Toschi: così acqua e alluminio potrebbero alimentare le automobili di domani
Dai due elementi combinati a certe condizioni si ottiene idrogeno. Lo sviluppo di questa tecnologia potrebbe essere finanziata dalla Ue
RICCARDO NEGRI
VIADANA. «È possibile produrre idrogeno sfruttando in ambiente basico le proprietà anfotere di elementi chimici come l’alluminio». Semplificando: «Combinando a particolari condizioni acqua e alluminio – spiega il professor Giacomo Toschi - si ottiene idrogeno, che può essere utilizzato per alimentare fuel-cell per la produzione di energia elettrica di corrente continua a bassa potenza». Dallo sviluppo di tale intuizione potrebbero derivare conseguenze rilevanti per la diffusione di una mobilità sempre più sostenibile.
Le fuel-cell sono piccole batterie ricaricabili, già in commercio. Ne basterebbero venti per assegnare un’autonomia di 200 chilometri ad automobili leggere (a due posti, da circa 300 chilogrammi, costruite in fibra di carbonio), funzionanti a bassa potenza (circa 20-30 kilowatt, per velocità sino a 70-80 chilometri orari). Toschi, 65enne di San Matteo con la passione per gli scacchi (disciplina che insegna nelle scuole medie delle provincia), è stato per quarant’anni docente di chimica negli istituti superiori, dapprima al Virgilio e poi al Fermi di Mantova. Da due è in pensione.
L’intuizione gli era venuta proprio a scuola, nel 2008, durante le ore di pratica. Il docente aveva trovato pure qualche riscontro sperimentale in laboratorio; purtroppo, a seguito di un furto messo a segno sulla sua auto, la cartella contenente gli elaborati era sparita. Di recente, mettendo ordine tra vecchi libri di scuola, sono saltati fuori tuttavia alcuni appunti che hanno permesso a Toschi di recuperare la ricerca e completare una relazione tecnica (otto pagine di calcoli e dimostrazioni). I dettagli sono alla portata solo degli esperti: «A determinate condizioni – sintetizza comunque Toschi - e nel rispetto del giusto rapporto tra gli ingredienti, combinare acqua e alluminio consente di produrre idrogeno (da 3 grammi di polvere di alluminio, 80 litri di idrogeno pronto per essere trasformato in energia elettrica tramite fuel-cell) e calore (l’acqua passa da 15 a 70 gradi centigradi)». Secondo il docente, i benefici economici sono evidenti: «Per la reazione chimica, si possono utilizzare acque di fogna, o marine, largamente disponibili. L’alluminio ottenuto dal riciclo delle lattine ha costi irrisori; e tra l’altro, dopo la reazione, può essere recuperato in forma metallica».
Le riflessioni di Toschi potrebbero porre le basi per successivi sviluppi di tipo industriale: è ipotizzabile ad esempio la diffusione sul territorio di impianti di ricarica fuel-cell al posto dei tradizionali distributori di carburanti. «Di certo la tecnologia non sarà pronta domani. Ma il suo sviluppo potrebbe essere incentivato da fondi europei, in quanto l’idrogeno diventerà un’alternativa sempre più importante rispetto alla produzione di energia dalle inquinanti fonti fossili». Di pari passo dovrebbe andare un ripensamento degli abituali stile di vita: «Oggi purtroppo si diffondono auto sempre più pesanti e potenti, quando nelle città sarebbero decisamente più idonei mezzi leggeri e poco ingombranti». C’è da chiedersi se case automobilistiche e multinazionali che fanno affari col petrolio potrebbero al momento interessarsi all’idrogeno.
Toschi sta intanto valutando la possibilità di brevettare la ricerca, «anche se purtroppo le consulenze sono costose, e l’attività degli uffici limitata dalla pandemia».
I commenti dei lettori