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Mantova, il Grande fiume è sempre più assetato: e adesso arriva anche un anticipo d’estate

Allarme per i livelli del Po, a -30% rispetto alla media. Dalla prossima settimana temperature oltre i trenta gradi, timori per i campi

Riccardo Negri
2 minuti di lettura
(ansa)

MANTOVA.  A guardare le immagini sembra quasi una domenica d’agosto: il Po ridotto un placido rigagnolo, circondato dalla sabbia estesa. Il fango sul fondo ormai rappreso e spaccato dal sole. Spiagge sempre più larghe, paesaggi lunari pieni di rami, tronchi e oggetti solitamente trascinati al mare dalla corrente e ora invece arenati.

Eppure siamo solo in primavera, la stagione pazza che dovrebbe alternare timidi soli ai temporali, e che invece – come ormai da anni a questa parte – si sta rivelando ancora più imprevedibile di quello che dovrebbe essere.

A marzo ha piovuto nulla. Poi qualche precipitazione in aprile, certo insufficiente a ristabilire i livelli. Poi le gelate, che hanno danneggiato le coltivazioni (questo aprile è stato sinora tra i più freddi di sempre). E adesso che le temperature sono tornate tiepide e poi calde, ecco l’eccesso all’esatto opposto del gelo: dalla prossima settimana le previsioni indicano temperature in salita, con punte anche oltre i trenta gradi. Così riferiscono dall’Aipo, l’autorità del Po, dove sono in allarme per l’ennesima secca, che ricorda un po’ quella del 2017.

(ansa)


Nei prossimi giorni, certo, potrebbe ancora piovere: le previste condizioni di variabilità potrebbero incrementare leggermente i livelli idrometrici. Ma non abbastanza, questo è certo, per ristabilire la situazione. E poi farà comunque caldo. E l’aumento delle temperature potrebbe facilitare la evatraspirazione dei terreni (in sostanza, il passaggio di acqua da terreno e piante all’aria), e quindi limitare il contributo portato dalle piogge.

«Siamo a -30% rispetto alla media – spiegano dall’Aipo – o meglio precisiamo: i livelli sono a -36% rispetto alla media dal 1925 a oggi, e a -28% se consideriamo invece gli ultimi tre anni».

I timori sono legati soprattutto all’agricoltura e alle riserve d’acqua: «Ora si scioglieranno anche le ultime nevi rimaste, quelle sulle Alpi lombarde». Proprio adesso inizierà la stagione delle irrigazioni, quando nei campi cominceranno a chiedere tanta acqua. E il problema sta proprio qui: un mese fa il Po era basso, forse anche di più di ora, ma non c’erano le coltivazioni. Ora sì.

Dalle immagini di Ostiglia spostiamoci al Viadanese. Situazione identica: a Boretto (sponda reggiana, di fronte a Viadana) l’impianto idrovoro di prelievo è insabbiato: così è complicato alimentare la rete irrigua. Dunque, un problema in più sempre per l’agricoltura assetata. L’attenzione, in particolare sui sottobacini più aridi, rimane alta.

(ansa)


Il punto sulla situazione del Grande Fiume è stato fornito martedì, nel corso del primo incontro dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, un gruppo di lavoro costituito dall’Autorità distrettuale del Po. «L’andamento del mese di aprile – spiega l’Autorità - si diversifica da quello di marzo, in quanto le precipitazioni dei giorni scorsi hanno migliorato parzialmente il contesto generale».

Il mese di marzo era risultato uno dei più aridi di sempre, relativamente all’inizio della stagione primaverile, al punto che era stato necessario anticipare le irrigazioni di emergenza per poter far fronte alla carenza d’acqua nei campi e rimpinguare almeno moderatamente le falde sotterranee. Se le piogge di aprile hanno ristorato le colture, la portata del Grande Fiume rimane molto bassa. E gli equilibri idrici nei sottobacini rimarranno pertanto osservati speciali.

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