Mantova, ristoranti e bar: «Siamo pronti a riaprire»
I rappresentanti dei pubblici esercizi chiedono, però, di cambiare presto le regole: così rischiamo di chiudere per sempre
Sandro Mortari
MANTOVA. Oggi, lunedì 26 aprile, per ristoranti e bar è il gran giorno. Dopo lunghe settimane di zone arancioni e rosse e, quindi, di chiusura, con il passaggio al giallo finalmente si riapre. Pur con ancora tante limitazioni, si può guardare con ottimismo al futuro. Per ora le aperture sono solo a pranzo e a cena, in spazi all’aperto, con un massimo di 4 persone non conviventi a tavola . Per adesso può bastare, ma la speranza è che al più presto si tolga qualsiasi limite. «Noi siamo pronti» dice Giampietro Ferri, titolare dell’osteria da Pietro a Castiglione delle Stiviere e presidente provinciale di Fipe Confcommercio, l’organizzazione dei pubblici esercizi. Dalla sua voce traspare entusiasmo, ma anche preoccupazione: «Purtroppo, il meteo non promette nulla di buono e per chi può lavorare solo con i tavoli fuori non è il massimo. Speriamo».
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Ferri parla di «situazione anomala» dove c’è «tanta voglia di lavorare, ma anche troppi limiti. Speriamo che il cliente capisca, per evitare di richiudere subito». Non tutti, però, hanno la possibilità di disporre di spazi all’aperto, per cui tanti colleghi saranno costretti a stare chiusi ancora. Anche su questo versante Ferri si dimostra ottimista: «Tutti si sono mossi per allestire dehors e i Comuni sono stati disponibili. Si sta facendo di tutto perché aprire era ormai una necessità. Ora ci affidiamo anche al senso di responsabilità di tutti, esercenti e clienti, perché la situazione sanitaria continua ad essere difficile».
«Anche noi siamo pronti» annuncia Mattia Pedrazzoli, titolare del Bar Brasile a Mantova e rappresentante Fipe. «Ho fatto un giro tra i colleghi e ho colto in tutti una gran voglia di ripartire. La speranza è che non si torni più indietro. Al massimo ci aspettiamo qualche agevolazione in più, ma mai più quello che è successo finora». Pedrazzoli torna sulle regole che comunque la categoria dovrà rispettare per tornare a lavorare e le definisce «discriminatorie». «Alcuni locali – spiega – possono far servizio all’aperto, altri no. Bisogna che tra due settimane venga ridotto l’orario del coprifuoco».
Si spinge anche a fornire delle cifre: «Come bar, ritengo che il 90% riesca ad aprire; come ristoranti, invece, penso che ce la potrà fare solo il 60%. I pubblici esercizi che non hanno tavoli fuori possono fare solo asporto fino alle 18, e questa è una limitazione importante». Anche i baristi si appellano al senso di responsabilità tutti in questo frangente in cui il virus sembra non rallentare la morsa: «Siamo d’accordo – dice Pedrazzoli – di ripartire con delle limitazioni, confidando che tutti rispettino le regole. Poi, però, bisogna migliorarle. Ciò significa che tra due settimane ci aspettiamo un ampliamento degli orari di apertura». Ne va della sopravvivenza di un’intera categoria.
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