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In corsia covano malumori, medici in fuga dall'ospedale di Mantova

Molte le richieste di trasferimento: via anche De Donno? Venerdì in visita Fontana

Roberto Bo
2 minuti di lettura

MANTOVA. Lui non parla, coerente con la linea del silenzio che tiene ormai da mesi, nonostante all’epoca della prima ondata Covid abbia ottenuto un’esposizione mediatica anche oltre i confini nazionali. Ma la voce di una sua possibile partenza dal Poma circola ormai da giorni e guarda caso sembra in qualche modo legata all’annuncio di una fuga di sanitari dall’ospedale di Mantova ipotizzata nella lettera-appello di novanta operatori tra medici e infermieri che hanno criticato in queste ore l’assenza di una programmazione ospedaliera per le cure extra Covid.

Giuseppe De Donno, primario della Pneumologia da quasi tre anni, riconosciuto come icona a Mantova nella lotta al coronavirus, potrebbe presto fare le valigie con destinazione un ambulatorio da medico di medicina generale a Porto Mantovano e un’ulteriore consulenza, tra l’altro già in atto, con il polo specialistico Armonia dove andrebbe a fondare il centro anti-tabagismo. Voci insistenti, per il momento, ma che nei prossimi giorni potrebbero tradursi in una sua partenza da strada Lago Paiolo.

L’uomo del plasma iperimmune, che per mesi ha sostenuto la validità del suo progetto per guarire i malati di Covid in fase iniziale, non esce allo scoperto e non conferma la notizia. Al momento è in ferie e deve ancora smaltire decine e decine di giorni. C’è poi anche da attendere l’ufficialità della graduatoria dell’Ats Val Padana per l’assegnazione nei posti vacanti dei medici di base che dovrebbe arrivare entro pochi giorni.

Bocche cucite anche al polo Armonia: «Il dottor De Donno collabora già con noi – fanno sapere dal centro polispecialistico di Porto Mantovano – ma per il futuro non c’è nulla di definito».

La notizia di una sua possibile partenza dal Carlo Poma ha creato fermento in ospedale, anche perché non sarebbe l’unico specialista a pensare di cambiare aria. Si parla anche di cardiologi, medici della Medicina generale, altri pneumologi e tecnici. Una fuga di camici bianchi che spiegherebbe il passaggio della lettera-appello inviata alla Gazzetta di Mantova e sottoscritta dai novanta sanitari laddove si legge “Molti professionisti stanchi ed umiliati dalla scarsa considerazione, in assenza di una prospettiva di sviluppo, riorganizzazione, riammodernamento tecnologico e crescita futura, dopo anni di servizio stanno chiedendo il trasferimento verso l’assistenza territoriale o verso strutture private”.

Il reparto del primario De Donno, la Pneumologia del Poma , tra l’altro sembra rischiare l’accorpamento con la Medicina per mancanza di medici. Un’altra causa del malumore che serpeggia tra i sanitari del Poma sarebbe direttamente legata al vuoto che per circa quattro mesi si è creato per l’assenza del direttore sanitario di presidio. A gennaio se n’era andata la dottoressa Consuelo Basili, nominata direttore sanitario aziendale all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, e il suo sostituto, il dottor Alberto Rigo, è stato nominato di recente e ha preso servizio appena la settimana scorsa.

Ma tra le corsie ospedaliere c’è chi sussurra che il malcontento dei medici possa anche essere attribuito all’impossibilità di svolgere attività libero professionale a pagamento, bloccata parzialmente dalla carenza di posti letto.

Intanto per venerdì è attesa la visita del presidente della Regione Attilio Fontana nei due hub vaccinali Grana Arena e Castiglione delle Stiviere. 




 

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