Mantova: la sfida del Libenter tra tubi, fiori e mandorli
Il messaggio di rinascita dal plateatico-dehors di Massimiliano Caltagirone: «L’asta? Pronto a far valere la prelazione»
Monica Viviani
MANTOVA. Chi nell’ultimo mese è passato da piazza Concordia a Mantova non poteva non notarlo mentre grattava via la ruggine da oltre 40 tubi Innocenti, sbloccava giunti, segava, ricomponeva e lucidava enormi bobine in legno da trasformare in tavoli. E chi ci è passato in questi giorni non può non averlo notato in mezzo a quel tripudio di fiori (surfinie petunie), di piante di ogni genere (dai mandorli all’alloro, alla parrotia persica), sotto quel dehors di tubi su cui progetta di far arrampicare edere, bounganville, viti.
Lui è Massimiliano Caltagirone, “il Maci”, e in queste settimane ha lavorato da mattina a sera per trasformare il plateatico del suo Libenter in quella che oggi con orgoglio definisce «la foresta dello Stregatto». In quella che è la sua nuova sfida, il suo messaggio di solidarietà e speranza per ripartire «e che mi dà la forza di esercitare il mio diritto di prelazione all’asta per diventare definitivamente proprietario del locale che gestisco da 18 anni».
Racconta che tutto è partito da uno dei tanti momenti di sconforto di questi mesi: «Soffrivo a vedere il mio locale come un malato, dovevo reagire, fare qualcosa e mi sono buttato anima e corpo in un progetto che avevo in mente da anni anche se non sapevo se ci sarei riuscito e quando avremmo potuto riaprire». Ha coinvolto amici, colleghi, carpentieri, designer, falegnami, vivaisti, capi cantiere che gli hanno donato materiale, consulenza o anche solo compagnia mentre grattava, lucidava, montava. Il risultato «è un messaggio che voglio lanciare ai colleghi e alla città: i tubi Innocenti che compongono il dehors raccontano un percorso di rinascita dopo la sofferenza del terremoto, i fiori e le piante sono la bellezza da cui dobbiamo ripartire credendoci, contando sulle nostre capacità».
E mentre confida che il Comune gli consenta di allargare la sua opera anche a quell’angolo buio che collega con piazza Erbe, mentre invita la gente a firmare i tubi, snocciola i nomi di tutti quelli che «io, Ale, Giovanni e Dina dobbiamo ringraziare»: Paolo Pedrioli, Michele Angelo, Massimiliano Busfatta, Ciro Molteno, Lorenzo Ferrari, Marco Costa, Simone Martini, Cristian Rojas, Andrea Graitoni, Alberto Bassi. Oltre ai colleghi, agli amici ristoratori e «a tutto il mio staff: Alessia, Barbara, Sofia, Arianna, Yassine, Agata, Andrea, Clara e Irene» che da oggi saranno di nuovo lì con lui. Pronti a ripartire.
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