Mantova, nel tessile monta la protesta: il 22 manifestazione a Milano
Presidio regionale in piazza della Scala con i segretari nazionali di Filctem, Femca e Uiltec: la rottura della trattativa sul contratto riguarda 12mila addetti nel Mantovano
Monica Viviani
MANTOVA. In tutta Italia se ne contano 450mila in circa 45mila aziende, solo nella nostra provincia arrivano a quota 11.865 distribuiti in 993 ditte: sono i lavoratori, ma soprattutto le lavoratrici visto che per l’85% si tratta di donne, sul cui futuro in queste ore si giocano due partite decisive. Da una parte il dibattito parlamentare sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti per i settori in crisi a partire appunto dal tessile e dall’altra la secca contro cui si è arenata la trattativa tra sindacati e Confindustria Moda per il rinnovo del contratto nazionale scaduto da un anno e mezzo. Secca normativa ed economica che una settimana fa ha visto le federazioni nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil proclamare lo stato d’agitazione pronto a tradursi in iniziative di protesta su tutto il territorio nazionale. E la prima è già in calendario: il 22 giugno manifestazione a Milano per la Lombardia e presidi organizzati a livello provinciale nelle altre regioni. Non uno sciopero ma una giornata di mobilitazione che vedrà rappresentanti sindacali e lavoratori riunirsi alle 10.30 in piazza della Scala con i segretari nazionali di categoria Sonia Paoloni (Filctem Cgil), Raffaele Salvatoni (Femca Cisl) e Daniela Piras (Uiltec Uil). Quella di Milano sarà quindi in un certo senso l’unica piazza nazionale della protesta in ragione dei 97mila addetti e delle 15mila imprese del tessile-moda lombardo.
Tutti appesi al rinnovo di un contratto che in Italia è il secondo per numero di occupati e il primo per numero di lavoratrici e che, scaduto il 31 marzo dello scorso anno, aveva visto, dopo il blocco pandemico, ripartire i negoziati in autunno con un chiaro obiettivo dei sindacati: farne uno strumento per reggere l’urto della crisi Covid che dopo il crollo di fatturati che ha segnato il 2020 è a detta di tutti destinata a proseguire in questo settore anche per il 2021. Strumento ulteriore da affiancare a quella difesa del made in Italy e della filiera tessile che Filctem, Femca e Uiltec chiedono da mesi al governo a partire da una nuova proroga sino a fine ottobre del blocco dei licenziamenti in attesa di una ripresa dei consumi che per questo settore arriverà probabilmente solo con il 2022.
Ma se tra gli emendamenti al decreto Sostegni bis in discussione alla commissione Bilancio della Camera sembra nelle ultime ore profilarsi una convergenza della maggioranza su una proroga selettiva dello stop agli esuberi per tessile, abbigliamento, moda, calzature e pelli, sul fronte contratto lo stallo invece non si sblocca. Ad incagliare la trattativa a inizio maggio era stata, così come aveva riferito la delegazione trattante sindacale, la richiesta della controparte «di poter gestire in modo unilaterale gli orari di lavoro riducendo il confronto con Rsu e sindacati territoriali, puntando ad accentrare le relazioni e indebolendo la contrattazione aziendale». Sul piatto: straordinario obbligatorio, gestione di orari, permessi, ferie e malattie così come l’elemento di garanzia retributiva che sostituisce il premio di produzione.
. Nodi che si può già prevedere saranno sul piatto anche mercoledì 16 giugno al tavolo proposto attraverso la Gazzetta dai segretari provinciali di Filctem (Michele Orezzi), Femca (Gianni Ardemagni) e Uiltec (Giovanni Pelizzoni) per cercare traghettare fuori dal pantano il tessile mantovano, a partire dal distretto della calza dell’intimo di Castel Goffredo, a cui hanno aderito tutte le associazioni delle imprese.
I commenti dei lettori