MANTOVA. Le dimissioni di
Anna Lisa Baroni da coordinatore provinciale di Forza Italia, con corollario di accuse agli alleati e ad alcuni membri del partito, all’indomani della vittoria elettorale in Provincia, stanno creando malumori nel centro destra. Ieri, alla cerimonia in Provincia per la proclamazione degli eletti alla presidenza e in consiglio mancava
Mattia Di Vito, consigliere comunale di Asola, l’unico di Forza Italia eletto. La Baroni puntava anche, e soprattutto, sul sindaco di San Giacomo delle Segnate
Brandani, ma le urne l’hanno bocciato.
Il fatto di avere eletto un solo candidato e non Brandani ha indotto il coordinatore a parlare di sconfitta politica del partito e a dimettersi. A rappresentare ieri Forza Italia alla proclamazione di
Carlo Bottani c’era solo
Stefano Nuvolari, responsabile organizzativo provinciale e membro della segreteria regionale del partito: «Innanzitutto – ricorda – abbiamo dato il nostro importante contributo per far vincere le elezioni al centro destra. Siamo contenti che sia stato eletto Di Vito, e mai la Baroni ha detto il contrario. Ci sarebbe piaciuto che fosse eletto anche Brandani, che avrebbe dato una grossa mano a questa amministrazione con la sua esperienza. Speriamo che con la riforma in discussione possa rientrare come assessore. Su di lui ci aspettavamo più voti, mentre qualcuno del nostro partito non l’ha votato. Gli alleati? Ognuno avrebbe dovuto votare i propri consiglieri, poi forse qualcuno ha tentato di portare acqua al suo mulino con telefonate che poteva anche risparmiarsi».
E la Baroni? «La sua è una scelta personale che ora valuterà il coordinatore regionale. Spero rientri». Il neo presidente Bottani spezza una lancia in favore della Baroni, che dopo la bufera preferisce tacere: «Spero che ritorni sui suoi passi – dice – Ha lavorato bene per la nostra vittoria e dovrebbe restare». Alla cerimonia mancavano anche altri due consiglieri del centro destra neo eletti (
Perlari e
Gazzani, pare per motivi di lavoro, come anche Di Vito). Ed erano assenti anche i sei consiglieri neo eletti del centro sinistra, compresi gli esponenti politici di area.
C’erano, invece, molti dirigenti della Lega, partito accusato dalla Baroni di non aver rispettato gli accordi e di non aver votato Brandani. Adriano Cattaneo, responsabile provinciale enti locali del Carroccio, è categorico: «Non c’era alcun accordo con Forza Italia per eleggere i suoi candidati; i nostri consiglieri di Asola hanno votato Di Vito. L’unico accordo che avevamo con Forza Italia era quello di concorrere all’elezione di Bottani.
Poi, ogni partito al suo interno si gestisce i propri voti come vuole. Quindi, noi non abbiamo tradito. La Baroni voleva a eleggere Brandani perché non va d’accordo con Di Vito». La Baroni nell’annunciare sulla chat di Wathsapp le sue dimissioni ha lasciato intendere che ora sarà la Lega a dettare legge in Provincia visto che, secondo lei, può contare su 4 consiglieri (Gazzani,
Panizzi, Perlari e
Volpi), a fronte di uno a testa di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Quasi un monocolore stile
Boni 93-97.
«Macché monocolore – dice
Dara – noi abbiamo due consiglieri, Gazzani e Panizzi. Volpi e Perlari sono civici». Poi preferisce parlare di «risultato storico» che «premia il nostro buongoverno e la nostra cultura politica, capace di tenere al centro i Comuni e il bene di tutto il territorio, il contrario di ciò che ha fatto la sinistra in Provincia, asservita ai capricci del sindaco di Mantova, il vero sconfitto».
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