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Caos tamponi in farmacia a Mantova, Aspef: «Ritardi per un guasto al sistema informatico»

I disagi di domenica 6 febbraio in piazzale Gramsci: «Colpa della Regione»

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(ansa)

MANTOVA. Non solo l’enorme affluenza, ma anche un blocco del sistema informatico della Regione che deve scaricare i certificati ha rallentato l’esecuzione dei tamponi, domenica scorsa 6 febbraio, alla farmacia comunale di piazzale Gramsci, a Mantova. Fino a costringere molte persone, in fila da ore, a rimanere senza test anti-Covid e quindi senza la possibilità di andare a scuola o al lavoro il giorno dopo. La direttrice della farmacia lunedì aveva spiegato che cos’era successo: troppa gente si era ridotta a fare il tampone all’ultimo minuto e l’infermiera, indispensabile per il servizio, finiva il turno alle 14.

L’8 febbraio è intervenuta anche la direttrice di Aspef, Eugenia Ascari, aggiungendo un altro motivo, quello che ha definito «la vera causa di ciò che si è verificato domenica, quando abbiamo eseguito 210 tamponi». «Il tampone – ha spiegato – va registrato sul programma informatico della Regione che però domenica non funzionava. Non si riusciva a scaricare i certificati con l’esito, tanto che l’infermiera è stata costretta a scriverli a mano. Questo ha ritardato tutto. I certificati venivano stampati ogni venti minuti: che cosa sarebbe successo se non li avessimo fatti a mano? Tanta gente sarebbe ancora lì. Abbiamo anche corso il rischio che, all’indomani, le scuole o chi altro non accettasse i certificati compilati così: per fortuna non abbiamo avuto segnalazioni in questo senso e nessuno è stato rimandato indietro».

Resta, però, in Ascari un’amarezza di fondo per le proteste e le accuse rivolte alla farmacia Gramsci e all’Aspef: «A fare i tamponi alla domenica siamo solo due farmacie; ci impegniamo a fondo per dare un servizio alla gente, facciamo tanta fatica ma questo non ci viene riconosciuto. Teniamo anche conto che Ats ci ha comunicato solo sabato che avremmo dovuto fare tutti quei tamponi. Domenica li abbiamo fatti a tutti quelli che avevano ritirato il numero. E quando abbiamo visto che c’era troppa gente, abbiamo bloccato l’accesso».

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