Una poesia appesa sulla porta d’ingresso per chiedere l’apertura del Teatro Vittoria
L’attrice del Palcaccio Simona Pezzali invita i viadanesi ad alzare la voce e a chiedere che il luogo di cultura venga riaperto
RICCARDO NEGRI
VIADANA. Un invito a far sentire la propria voce con «creatività e leggerezza», per chiedere la riapertura del cinema-teatro Vittoria e più in generale per rilanciare il senso di comunità: l’appello ai concittadini arriva da Simona Pezzali, operatrice nell’ambito dei servizi socio-sanitari e attrice per la compagnia Il Palcaccio di San Giorgio.
La Pezzali ha affisso una poesia di Franco Arminio, il poeta “paesologo”, sulla vetrina del Vittoria: «Entrare in un cinema / aprire un ombrello / tornare a casa / qualunque gesto / aveva una sua forza / per non dire dei ricordi / degli oggetti / quando in tasca non c’era il telefono / ma il fazzoletto».
«Si tratta – spiega la Pezzali – di uno scritto per me evocativo dei tempi e modi che dovremmo recuperare». I versi sono stati riportati su un cartoncino colorato, «perché di colori abbiamo bisogno», tagliato a forma di palloncino: «Per evocare l’idea di leggerezza, ma idealmente anche per elevare ed elevarsi, perché è proprio a questo che serve la cultura».
Il Vittoria, uno dei principali luoghi di cultura di Viadana, è chiuso da ormai due anni: la fine del lockdown non ha coinciso con la sua riapertura al pubblico, in quanto mancano alcuni certificati di sicurezza, che potranno essere ottenuti solo a fronte di lavori di ristrutturazione di un certo peso. La Pezzali invita tutti i viadanesi a far sentire la loro voce, e a chiedere che la situazione venga risolta: «Il Vittoria è vuoto e chiuso. Ci passiamo davanti un milione di volte, ci siamo ormai abituati, ma io personalmente fatico a vedere un senso in questa perpetrata chiusura. Spero di essere imitata. Non so se questo sarà sufficiente per far riaprire occhi, cuori, menti e con loro il teatro; di sicuro farà bene a chi vorrà lasciare il suo piccolo segno».
La promotrice dell’iniziativa sottolinea di non essere legata a partiti o disegni politici: «Ognuno può fare la sua parte come può e vuole: una poesia, un disegno, una frase, una fotografia. Lasciamoci guidare dalla creatività. Questo è il momento della gentilezza, della bellezza, dei bei pensieri, della levità, della musica, dei colori, della gente che si incontra e non ha più paura». Trovare messaggi edificanti in giro potrebbe rischiarare le giornate e riconciliare col territorio. La sola richiesta è di non “sporcare” la proposta: «Se sei un odiatore seriale o un criticone da bar, questa non è cosa per te. No a ingiurie e offese a chicchessia, da cui mi dissocio sin d’ora».
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