Tanya: «Alla frontiera profughi abbandonati e trattati come bestie»
Ucraina da 18 anni a Mantova: «Mio marito e mio nipote stanno tornando in auto». I genitori da giorni dormono in auto. «Ho già trovato alloggio per sedici persone»
Roberto Bo
MANTOVA. «Mio marito sta portando a Mantova un mio nipote minorenne e avendo ancora posti in auto ha caricato altre persone. Mio fratello è fuggito dall’Ucraina il giorno prima dei bombardamenti ed è tornato indietro per dare una mano al campo profughi al confine con la Polonia».
Tanya Lytvynenko, 43 anni, di Mantova, consulente per lo sviluppo estero, dallo scoppio della guerra sta cercando di coordinare la fuga dall’inferno ucraino di familiari e amici, ma anche di sconosciuti. «La situazione è drammatica – prosegue Tanya che vive a Mantova da diciotto anni – in televisione ci fanno vedere alcune immagini del passaggio alla frontiera polacca ma non è come sembra. Sotto il profilo umanitario siamo alla catastrofe. Al confine in otto ore passano dieci auto, praticamente nulla. La mia ex cognata ha attraversato il confine a piedi con tre bambini, camminando per ore e poi rimanendo chiusa in una zona neutra tra Polonia e Ucraina, all’aperto. Niente acqua, bagni, coperte, tutti rinchiusi in un recinto come animali. Sono rimasti al freddo per ore, con temperature sotto lo zero. Le autorità polacche a un certo punto se ne sono andate e li hanno lasciati soli e senza informazioni». L’imprenditrice ucraino-mantovana nelle prossime ore attende anche l’arrivo dei genitori, ancora in fila nella lunga colonna di auto verso la frontiera. «Non dormono da cinque giorni, spero tanto che riescano a passare tra oggi e domani».
Tanya non cerca visibilità. Si è esposta pubblicamente per dire come stanno le cose e per mettersi al servizio delle istituzioni in caso di bisogno. «Premetto che nell’ambito del mio lavoro, che per il 90% è con l’estero, ho interrotto subito qualsiasi rapporto commerciale con la Russia – tiene a precisare – offro solo la mia consulenza perché so come muovermi per facilitare l’arrivo e la permanenza in Italia dei profughi miei connazionali».
Il marito, mantovano e anche lui imprenditore, è partito venerdì scorso per il confine tra Ucraina e Polonia. Ieri mattina era ancora in viaggio, dopo aver caricato in auto un nipote e altre persone che chiedevano un passaggio nella speranza di trovare un alloggio in provincia di Mantova da amici o parenti.
«Quando arriveranno – conclude – avranno bisogno di tutto il nostro sostegno. Ci saranno passaggi burocratici di fare e dovremo trovare per loro realtà lavorative temporanee. Adesso però l’importante è che arrivino sani e salvi. Io sto già organizzando l’accoglienza e l’alloggio per sedici persone. In questi diciotto anni a Mantova ho messo le radici in questa meravigliosa città che mi ha dato tanto, sono cresciuta qui come professionista e come persona. Ho la certezza che la città aprirà il suo cuore al mio popolo schiacciato da questa tragedia umanitaria».
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