MANTOVA. Vince la voglia di esserci. Vince il bisogno di sentirsi parte di una comunità in marcia verso la stessa meta, senza più diffidenze ad allontanare i passi e distanze da rispettare, ognuno chiuso nella propria bolla. Dopo due anni di stop, la Minciomarcia è una festa di rinascita alla vita partecipata, collettiva, con i suoi riti e i suoi umori.
E pazienza se il maltempo ci mette lo zampino, se la pioggia e il vento scelgono la sera sbagliata per interrompere la catena di giorni bollenti, che manco fossimo in pieno luglio. Nessuna rinuncia, le nuvole non possono nulla contro l’ostinata volontà di riprendersi quanto il virus ci ha scippato. Alla fine si presentano in quattromila: a dare il via sui ciottoli di piazza Sordello, bandiera in pugno, è il sindaco Mattia Palazzi.
Tanti i bambini, con l’euforia a tendere i sorrisi e la frenesia a muovere le gambe. La stessa gioia che percorre tutto il gruppone. Lungo il tragitto l’afa si rompe definitivamente, si moltiplicano le giacche antivento e i cappucci, a riparare le teste. Accelerano i passi attraverso le vie e le piazze di una Mantova che si riscopre viva e piena. Più veloce della scia di timori che il virus si è lasciato dietro.A marcare la differenza rispetto al passato è l’approdo finale, di nuovo in piazza Sordello: niente maxi-risottata, la prudenza suggerisce di tenere un po’ a freno l’euforia. Tocca accontentarsi di un panino col salame. E va benissimo così.
Vince la città. L’agonismo non abita qui, non stasera, tra queste pietre e nei lineamenti di questi volti sollevati, quasi stupiti. Ma qualcuno corre più veloce degli altri. A tagliare per primi il traguardo dei cinque chilometri, dopo nemmeno venti minuti, sono Hassan El Azzouzi, Mattia Gessi e Salvatore Felipe Savaia. Un’altra manciata di minuti ancora i, e arrivano anche Eleonora Grieco e Laura Rubagotti. Poi, in coda tutti gli altri. Tutti primi.
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