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Mantova, educazione sessuale a scuola: il caso adesso divide il governo

Il sottosegretario Sasso: «Va sospesa». I ministri Bonetti e Bianchi: «È coerente coi piani nazionali»

Francesco Romani
2 minuti di lettura

CERESARA. Diventa nazionale il caso del progetto “Educazione all’affettività e alla sessualità” che l’istituto comprensivo di Ceresara ha previsto per le classi quinte elementari, con uno psicologo (pagato dal Miur) che risponderà alle domande degli alunni sul tema e il cui intervento è fissato per martedì prossimo.

Un caso sollevato inizialmente da alcune famiglie, e ripreso dall’associazione nazionale Pro Vita Famiglia, ma che giovedì ha visto la discesa in campo del sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso (Lega Salvini). Il politico ha annunciato di essere al lavoro per impedire lo svolgimento del progetto: «Si vuole turbare la serenità di alunne e alunni piccolissimi con temi assolutamente inadeguati, tanto che gli stessi insegnanti si sono tirati indietro rispetto alla circolare diffusa dalla scuola. Un’operazione portata avanti in spregio del buon senso e del patto educativo tra scuola e famiglie». Il sottosegretario si è rivolto all’Ufficio scolastico regionale di Milano, chiedendo di far sospendere l’iniziativa.

Ma sempre dall’interno del governo interviene una voce diversa. È quella della ministra Elena Bonetti (Italia Viva), cresciuta proprio a Ceresara. «L’educazione all’affettività, alla sessualità e alla parità di genere nelle scuole – spiega il ministro – non solo è coerente con quanto disposto dalla legge 107 del 2015, ma è anche azione specifica del V Piano Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, redatto dall’Osservatorio nazionale infanzia e adolescenza, discusso in Conferenza Unificata Stato Regioni, in Parlamento, adottato dal governo e firmato dal presidente della Repubblica. Tutto il mondo dell’istruzione è a conoscenza delle disposizioni vigenti, che proprio dal governo siamo chiamati ad attuare: e in ogni caso, sia io che il ministro Bianchi ribadiamo la piena coerenza di iniziative volte all’educazione all’affettività, alla sessualità e alla parità di genere nelle scuole con le disposizioni nazionali».

Da parte sua la dirigenza scolastica conferma di avere ricevuto una richiesta di delucidazioni da parte dell’Ufficio scolastico regionale. «Non posso che ribadire che si tratta di un progetto per offrire una spiegazione chiara e scientifica agli alunni che sui libri di testo trovano i capitoli relativi alla conoscenza del corpo umano, ai meccanismi riproduttivi, alla sessualità – spiega Anna Raccuia –. Non c’è nulla che esuli dall’ordinaria attività curricolare che discende dalle linee guida del 2012. Tant’è che il caso nasce ora, ma in un altro plesso dell’istituto il progetto è già stato fatto. E addirittura anche in Dad con i genitori presenti». Se c’è stata qualche levata di scudi da parte di alcuni genitori, poi, in realtà la partecipazione è stata massiccia. «Hanno aderito 48 famiglie su 54. E quando dico aderito è perché si tratta di una iniziativa a partecipazione libera. Inoltre ho chiesto la firma di entrambi i genitori. E fra quelli che non hanno aderito, alcuni mi hanno chiamato per dissociarsi dalla polemica in atto e ribadire motivi personali alla scelta». Ieri due gruppi di genitori hanno sentito il dovere di inviare il proprio sostegno all’iniziativa alla scuola: «Ho fatto avere queste prese di posizione al’Usr e, se servirà, è pronto un documento unitario degli insegnanti – prosegue Raccuia – a testimonianza delle falsità scritte da siti nazionali sul caso. Sono i docenti che propongono i progetti e il consiglio d’istituto, del quale fanno parte anche i genitori, che li approva. Il progetto va avanti: uno stop dall’alto dovrà essere motivato»

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