Animali selvatici dannosi: mancano guardie per abbatterli
Cornacchie, piccioni, nutrie e cinghiali: decine di richieste e pochi interventi Il presidente della Provincia: «Entro l’anno assumeremo sei nuovi agenti»
Sabrina Pinardi
Pochi operatori e lacune normative da poco colmate. Per la Provincia di Mantova, il contenimento degli animali selvatici ritenuti dannosi, dalle cornacchie ai piccioni fino ai temuti cinghiali, è un percorso a ostacoli. L’ente può contare su sei agenti, ma solo quattro sono operativi per gli abbattimenti, mentre il numero ottimale previsto, e finanziato, dalla Regione, sarebbe di dieci. Numero al quale si dovrebbe arrivare a fine anno. «L’amministrazione – spiega il presidente Carlo Bottani – entro dicembre procederà all’assunzione di nuovi agenti per raggiungere la dotazione di dieci unità e potenziare le attività».
Nel frattempo, per alcune specie, una mano potrebbero darla gli operatori abilitati, volontari che hanno partecipato a corsi ad hoc, ma non ci sono certezze sull’interpretazione delle regole che ne prevedono l’utilizzo, in particolare alla voce abilitazione: tema di cui si parlerà in una riunione con tutte le altre province lombarde in programma per lunedì in Regione. Intanto il controllo prosegue, ma a rilento. Per i piccioni, ad esempio, gli interventi da inizio anno sono stati quaranta contro le ottanta richieste arrivate. Dell’abbattimento si occupano gli agenti provinciali su indicazione dell’ufficio territoriale della Regione: la domanda scatta dopo che i tecnici regionali hanno verificato la presenza di danni alle colture, per i quali in queste settimane sono in crescita le segnalazioni, soprattutto sul mais, a opera di uccelli come le cornacchie.
Per i cinghiali, i cui danni sono stati segnalati da agricoltori sia a Canneto sull’Oglio sia nel Viadanese, il piano di contenimento regionale è stato approvato a fine 2020 e, per il momento, nessun cinghiale è stato abbattuto. La densità, del resto, è ancora bassa, quindi non è facile individuarli. Inequivocabili, però, i segni che lasciano: le impronte delle zampe e del muso sul terreno. «Per quanto riguarda la richiesta dell’agricoltore di Canneto – spiega la Provincia – la bozza di autorizzazione per gli operatori richiesti è pronta, siamo in attesa di ricevere l’attestazione dei danni alle colture da parte dell’Ufficio territoriale della Regione, condizione necessaria per procedere». Per la golena di Viadana, invece, le ricerche si sono rivelate infruttuose.
«Gli agenti provinciali – prosegue l’ufficio tecnico dell’ente – hanno fatto più sopralluoghi durante il mese di aprile e maggio che non hanno consentito di accertare la presenza degli animali. È stata posizionata una foto-trappola e gabbie di cattura nell’area di Pomponesco, ma al momento senza successo. Presumiamo che gli avvistamenti si riferiscano ad animali non stanziali, di difficile individuazione». Crescono le preoccupazioni, legate soprattutto alla possibilità che possano diffondere la peste suina e contagiare i maiali degli allevamenti, che nel Mantovano sono più di un milione. Sui rischi insistono da tempo le associazioni agricole, pronte a sollevare l’asticella della protesta: Confagricoltura coinvolgerà il prefetto, mentre Coldiretti due giorni fa ha scelto di alzare la voce in piazza con i colleghi di tutta Italia. —
Sabrina Pinardi
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