Crisi di governo: Draghi ottiene la fiducia in Senato con 95 sì e 38 no. Forza Italia, Lega e M5s non votano ma garantiscono il numero legale. Domani discussione alla Camera, poi le dimissioni
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ROMA. «Noi togliamo il disturbo, presidente Draghi». Dopo l’annuncio di Lega e Forza Italia di astensione, anche il Movimento Cinque Stelle non ha partecipato al voto di fiducia – utilizzando però la formula ‘presente non votante’ - posto dal presidente del Consiglio sulla risoluzione presentata dal senatore Pier Ferdinando Casini, che puntava ad approvare le comunicazioni rese questa mattina da Draghi. Al termine della votazioni, è stato raggiunto il numero legale – per la formula utlizzata dal 5S – e il Senato ha quindi approvato la fiducia a Draghi. Questi i numeri: 192 presenti, 133 votanti, maggioranza 67, 95 sì e 38 no. Ma i numeri sono troppo bassi: Draghi ha lasciato a Palazzo Chigi e, da quanto si apprende, domani salirà al Quirinale da Sergio Mattarella, dopo la discussione alla Camera.
Nei palazzi della politica, intanto, si ipotizzano i tempi per i prossimi passaggi: se, come pare ormai inevitabile, il premier presenterà le sue dimissioni a Sergio Mattarella – e tutti indicano stasera come data per questo passo –, il presidente della Repubblica si potrebbe prendere qualche ora per riflettere, poi domani potrebbe incontrare i presidenti delle Camere che, come prevede la Costituzione, devono essere ascoltati prima di poter sciogliere le Camere. A quel punto, il capo dello Stato avrebbe tutti gli elementi necessari a compiere la sua scelta, che tutti prevedono sia lo scioglimento del Parlamento per un voto in autunno. La data è decisa dal governo, ma in base al calendario la data più probabile è il 2 ottobre: devono infatti passare tra i 60 e i 70 giorni dal giorno dello scioglimento e il 25 settembre si celebra una festa ebraica, mentre solitamente si evita la coincidenza con festività religiose.
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