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Morti e infortuni, il lavoro in piazza a Mantova: «Stop alla roulette russa sulla nostra pelle»

Presidio di Cgil, Cisl e Uil: numeri impietosi, fermate le stragi . Le denunce degli addetti di logistica, macelli e ospedale

Monica Viviani
2 minuti di lettura

Infortuni «fatti passare come malattia» nella logistica, carichi di lavoro ormai «al limite della sopportazione umana» e malattie professionali troppo spesso non riconosciute nei macelli, turni insostenibili negli ospedali dove i ricoveri aumentano ma non il personale, lavoratori che di precario oltre al contratto hanno anche l’incolumità nel loro rimbalzare da un’azienda all’altra: quando si dice “sicurezza sul lavoro a rischio” è di questo che parliamo. Di realtà come quelle denunciate il 19 ottobre al presidio organizzato da Cgil, Cisl e Uil in piazza Martiri di Belfiore per dire basta a morti e infortuni «che hanno raggiunto livelli impietosi» a Mantova come nel resto del Paese.

Sono le realtà quotidiane raccontate dallo striscione dei circa 50 dipendenti di B&M srl scesi in sciopero, da delegati e Rls come Luca Ferrari del Macello Martelli di Dosolo, Emiliano Maffezzoli della MecCarni di Marcaria e Samanta Bertoni dell’ospedale Carlo Poma. Da sindacalisti di tutte le categorie che affollavano la piazza come la coordinatrice di Nidil Cgil Gloria Pavesi in rappresentanza dei lavoratori somministrati «che spesso cambiano azienda e settore e non è così scontato che ogni volta abbiano una formazione sulla sicurezza specifica per il nuovo contesto lavorativo». Come Fabio Biondelli segretario della Fit Cisl che ha proclamato lo sciopero dei lavoratori B&M impiegati in appalto alla Md di Valdaro «a fronte anche – spiega – delle mancate denunce di infortunio fatte passare per malattia». O Federico Chiavolelli, segretario della Filctem Cgil, che parla di «infortuni in aumento nonostante il calo di ore lavorate, che impongono interventi urgenti non più procrastinabili o demandabili in tutti i settori e per i quali non arretreremo».

Non casi limite, quindi, ma un’emergenza trasversale a tutti i comparti come ribadito dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Daniele Soffiati, Dino Perboni e Paolo Soncini che al termine del presidio hanno presentato al prefetto i dieci punti unitari di intervento che i sindacati chiedono a politica e istituzioni nonché le preoccupazioni per il territorio dove, hanno ricordato, in un anno gli infortuni sono aumentati del 25% e quelli mortali più che triplicati passando da tre a dieci. «È una piaga che continua a esistere e i controlli che vengono fatti non sono sufficienti – denuncia Soffiati – per questo nella settimana della salute e sicurezza sul lavoro si protesta in tutte le città italiane e sabato saremo alla manifestazione nazionale a Roma: per chiedere più controlli, maggiore coordinamento tra le forze ispettive e anche formazione a partire dalle scuole dove come abbiamo visto i ragazzi vengono mandati allo sbaraglio in alternanza scuola lavoro e si trovano a pagare con la vita o con gravissimi infortuni una condizione di inefficienza e di superficialità che non è più tollerabile». Insomma è «troppo tempo – aggiunge Perboni – che in questo Paese ci siamo dimenticati la salute e la sicurezza sul lavoro. Basti pensare che a Mantova ad agosto 2021 si contavano 3.025 infortuni, che sono saliti a 3.780 nello stesso periodo di quest’anno. È ora che tutti gli attori coinvolti abbiano un sussulto di responsabilità perché questa non deve essere solo una lotta dei sindacati».

L’obiettivo comune «di un paese civile deve essere zero morti sul lavoro – conclude Soncini – e deve vedere uniti con noi, politica, associazioni, enti. Iniziando a chiamare le cose con il loro nome: se un’azienda manomette un macchinario per aumentare la produzione e si verifica un infortunio mortale, questo è un omicidio e va perseguito come tale».

Perché andare al lavoro «non può essere una roulette russa».

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