Al mercato contadino c’è “Brutti ma buoni” e la frutta è anti spreco
Sabato, al mercato contadino di Borgochiesanuova, si potranno trovare kiwi, pere e mele che non rispondono, per colore, forma e dimensioni, agli standard estetici previsti dalle catene commerciali

Brutti ma buonissimi. Sabato, al mercato contadino di Borgochiesanuova, si potranno trovare kiwi, pere e mele che non rispondono, per colore, forma e dimensioni, agli standard estetici previsti dalle catene commerciali. Eppure gustosi e ricchi di vitamine e sali minerali tanto quanto gli altri. L’iniziativa “Brutti ma buoni” è promossa dal Consorzio agrituristico mantovano «con l’obiettivo - spiega il direttore, Marco Boschetti - di costruire insieme prove pratiche di lotta allo spreco alimentare e una nuova consapevolezza del concetto di qualità, certamente non quella pubblicitaria». “Il bello del cibo contadino è di essere buono” recita lo slogan del progetto, che gode del sostegno della Regione e dell’Ersaf nell’ambito delle campagne contro lo spreco di cibo.
«La Fao - ricorda Boschetti - stima che ogni anno nel mondo un terzo del cibo prodotto dall’agricoltura venga sprecato. Questo vuol dire che circa 1,6 tonnellate di prodotti alimentari finiscono nella spazzatura. L’Europa non è esente da questo problema. Secondo l’associazione Feedback Eu, l’Unione europea ha importato nel 2021 quasi 138 milioni di tonnellate di prodotti agricoli e allo stesso tempo ha gettato via 153,5 milioni di tonnellate di cibo». In Italia, non va meglio: si stima che vengano sprecati, ogni anno, 67 chili di alimenti per abitante, per un totale di circa 4 milioni di tonnellate.
Comportamenti più responsabili e quotazioni più eque per i produttori, potrebbero contenere gli sprechi alimentari e assicurare un’alimentazione migliore «È il caso, per esempio, della frutta - sottolinea il direttore del consorzio - Le catene commerciali impongono un prodotto che risponda sempre più a canoni estetici, per cui nella selezione sono impiegati calibri e pantoni, indipendentemente dalla qualità organolettica. La conseguenza è che se un frutto non è proprio di prima scelta, cioè presenta piccole imperfezioni, calibro più piccolo, forme strane o colore non adeguato al marchio, viene drasticamente deprezzato».
In questo caso il prezzo proposto al produttore agricolo non consente nemmeno di coprire i costi della raccolta, per cui la frutta viene lasciata cadere a terra determinando uno dei tanti sprechi di un sistema alimentare distorto. Con il cibo buttato vengono sprecati anche la terra, l’acqua, il lavoro. «I nostri mercati contadini - conclude Boschetti - sono impegnati da tempo contro lo spreco alimentare e invitano i consumatori a non fermarsi alle apparenze».
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