Lavoratori e studenti pendolari appiedati al freddo in un’ennessima alba invernale da dimenticare. Il 13 dicembre, come del resto accaduto altre volte in passato, il treno in partenza dalla stazione di Mantova alle 6.42 e diretto a Milano centrale (arrivo previsto alle 8.42) è stato soppresso per un importante guasto al convoglio che ha richiesto l’immediato rientro in deposito.

I passeggeri sono stati fatti scendere e invitati a ripiegare su due opzioni: raggiungere il capoluogo lombardo via Verona, allungando notevolmente le ore di viaggio, oppure attendere in stazione il convoglio successivo delle 8.42, vale a dire due ore dopo.

Ma non è tutto: sempre ieri il treno 2161 delle 10.20 da Milano Centrale diretto alla stazione di piazzale Don Leoni è partito con mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia perché si è resa necessaria una sostituzione. Il treno ha poi recuperato durante il percorso ed è arrivato a Mantova con “soli” ventuno minuti di ritardo. Insomma, una Santa Lucia di passione per le centinaia di pendolari che per motivi di lavoro o di studio si servono quotidianamente della linea Mantova-Milano. Anche ieri la rabbia è salita alle stelle, soprattutto nel ricordare le parole pronunciate a fine novembre dall’amministratore delegato di Trenord, Marco Piuri, che aveva sollevato un vespaio dopo aver detto che «il servizio ferroviario regionale della Lombardia è in costante miglioramento grazie al progressivo ingresso in servizio di nuovi treni e a una manutenzione più efficiente».

Un miglioramento poco percepito dai pendolari che solo tre giorni prima, il 10 dicembre, hanno viaggiato sul Mantova-Milano delle 16.42 completamente al freddo perché il riscaldamento non funzionava. E come non menzionare quando a ottobre il convoglio in partenza da Mantova alle 8.42 e diretto a Milano non faceva mai capolino sui binari. Del resto era dato in ritardo fin dalla partenza a Milano. Alla fine il convoglio è giunto a Mantova alle 9.30 ed è ripartito alla volta di Milano, non alle 8.42 come doveva essere, ma 56 minuti dopo.