Bonaccini guarda ai sindaci: «Il Pd deve ripartire dai territori»
All’Arci Tom il candidato alla segreteria parla del suo programma per il partito. Al centro il lavoro, l’istruzione e la sanità: stiamo attenti a non fare i populisti
Emanuele Salvato
«Dobbiamo rigenerare un partito che, per quanto si tratti male e per quanti errori possa aver commesso in campagna elettorale, alle urne è risultato comunque il primo delle opposizioni. Dobbiamo essere abili a costruire un processo di identità in grado di far capire alla gente chi siamo e quale idea di Paese abbiamo». Un partito, quello Democratico, che secondo Stefano Bonaccini – presidente della Regione Emilia Romagna e candidato segretario alle primarie del Pd, mercoledì sera all'Arci Tom per una delle prime tappe della sua campagna – deve essere «riformista, laburista, popolare e non populista» come del resto indica la formula Energia Popolare scelta come slogan per questo percorso che vedrà Bonaccini sfidare Paola De Micheli ed Elly Schlein. Sfidanti alle quali Bonaccini tende la mano.
«Se vincerò io chiederò per prima cosa a loro un aiuto e se dovessi perdere mi metterei immediatamente a disposizione del vincitore, perché non ne posso più di gente che si fa la guerra interna e parla troppo di nomi e cognomi».
In tal senso il Pd dovrà, secondo l’attuale governatore dell’Emilia Romagna, per prima cosa costruire «un nuovo gruppo dirigente, dove nuovo non significa necessariamente giovane. Per farlo dobbiamo andare a pescare fra gli amministratori locali e nei territori perché è lì che si fa la vera palestra politica, è lì dove ci si confronta con i problemi reali delle persone. Le scuole politiche degli apparati di partito non esistono più. Abbiamo sindaci e amministratori locali che guidano moltissimi comuni, persone capaci tenute per troppo tempo in panchina».
Quello di partire dai territori, insomma, non è un semplice slogan ma un'intenzione concreta per Bonaccini che in questa formula vede anche la capacità di utilizzare un linguaggio comprensibile per tutti, quello della gente che chiede di trovare una soluzione ai propri problemi.
A delineare l’identità del Partito democratico dovranno essere temi come il lavoro, l'impresa, la sanità, l'istruzione e l'ambiente. Temi che sono stati sollecitati nel corso della serata, molto partecipata, dal sindaco di Mantova Mattia Palazzi che, fa le altre cose, ha evidenziato la necessità di «realizzare infrastrutture per crescere e favorire la mobilità sociale e collegamenti rapidi».
Ma anche da Claudio Sedazzari imprenditore e Ceo di Opto Engineering, dall'assessora alla famiglia del Comune di Mantova Chiara Sortino, dal docente universitario Marko Bertogna e dall'assessore del comune di Borgo Mantovano Daniela Besutti. Ognuno ha posto in pochi minuti questioni e problemi concreti dicendo anche cosa si aspetta dal Pd.
E ad ogni sollecitazione Bonaccini ha cercato di rispondere. «Il tema del lavoro è centrale – ha affermato – anche perché oggi è molto cambiato. Ad esempio, a mio avviso, abbiamo consegnato alla destra i lavoratori autonomi e le partite Iva, dando quasi per scontato che siano tutti ricchi. Ma non è così. Dobbiamo fare una battaglia per il reddito minimo, dire no alla flat tax e agire sul cuneo fiscale».
Altri due elementi sono ineludibili per disegnare l’identità del Partito democratico: «Sanità e istruzione – ha sottolineato Bonaccini – devono essere pubbliche, ma dobbiamo garantire stipendi adeguati a medici e insegnanti che oggi guadagnano molto meno della maggior parte dei loro colleghi europei». E la sanità del futuro dovrà essere «territoriale e sempre più vicina ai cittadini» ha precisato.
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