Il rogo di Cittadella: rientrati a casa dopo 5 settimane gli inquilini sfollati
Due famiglie ancora evacuate: gli appartamenti sono inagibili. Proseguono le indagini per definire le responsabilità del rogo
Roberto Bo
Cinque settimane lontani da casa, ma tra Natale e Capodanno quasi tutti hanno fatto rientro nel loro appartamento. È finito il trasferimento obbligato negli alloggi messi a disposizione dal Comune di Mantova nella foresteria di Campo Canoa delle famiglie sfollate dal condominio di Cittadella andato a fuoco la sera del 20 novembre e all’interno del quale aveva perso la vita uno degli inquilini, un operaio nigeriano di 33 anni morto soffocato dal fumo.
Delle sei famiglie costrette a trasferirsi a Campo Canoa quattro hanno potuto fare rientro in via Spalti. Sono invece due gli appartamenti ancora inagibili: quello dove si è sviluppato l’incendio e quello al piano di sopra.
Per tutti gli altri sono stati sufficienti una profonda opera di pulizia e controlli accurati su impianti elettrici e riscaldamento. Per i due più danneggiati saranno invece necessari lavori più impegnativi per consentire il rientro degli inquilini.
Il rogo del palazzo era scoppiato poco dopo le 22. Pesante il bilancio: un morto soffocato e sedici intossicati, tra i quali quattro bambini. A perdere la vita è stato un immigrato nigeriano di 33 anni, Elvis Friday, che da alcuni mesi abitava al terzo piano con tre connazionali. In seguito alla sua morte la Procura di via Poma ha aperto un’indagine per stabilire eventuali responsabilità.
Dei sedici intossicati, tra cui anche un bimbo di appena un anno e mezzo, uno di otto e una ragazzina di dodici anni, nessuno quella sera era stato ricoverato in ospedale.
Alcuni erano riusciti a sfuggire alle fiamme trovando riparo sui balconi dei loro appartamenti ed erano stati tratti in salvo dai vigili del fuoco accorsi a Cittadella con autoscala e cestello. La conseguenza per loro era stata solo un forte spavento e il ricordo straziante di aver perso un coinquilino. La vittima del rogo aveva cercato di mettersi in salvo correndo giù dalla scale invece di trovare riparo sul balcone e attendere l’arrivo dei soccorsi. Nel vano scala si era trovato immerso in una nuvola di fumo nero che gli aveva fatto perdere l’orientamento. Lo avevano trovato sul pianerottolo, a terra, già privo di vita. Accanto, tracce di sangue che hanno fatto presumere che fosse caduto, avesse battuto la testa e perso i sensi.
«Siamo rientrati nel condominio il 26 dicembre – racconta Gladston Almeida, il quarantanovenne brasiliano, pastore della Chiesa Evangelista, che si era fatto portavoce delle istanze dei condomini durante il trasferimento a Campo Canoa – ci siamo tirati su le maniche e abbiamo pulito e pitturato le stanze dei nostri appartamenti. L’amministrazione del condominio ha provveduto a pulire e pitturare le parti comuni. Per fortuna funziona tutto, impianto elettrico e riscaldamento».
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