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Precari di palazzo Ducale pagati come inservienti: «Adesso il contratto corretto»

In vista della nuova gara a rappresentare gli interessi dei dodici operatori museali esternalizzati è l’Usb che chiede anche più ore in busta paga

Ig.Cip
Aggiornato alle 1 minuto di lettura

Esternalizzati e mazziati: archeologi, storici dell’arte, bibliotecari e letterati assunti di sponda, attraverso cooperative terze, e pagati con il contratto degli addetti alle pulizie per fare gli operatori museali (senza nulla togliere a chi spazza e pulisce). In soldoni, fanno tra i 6 e i 7 euro all’ora. Il pensiero corre sempre alla precarietà grottesca del film “Smetto quando voglio”, ai latinisti costretti a lavorare in nero per il benzinaio cingalese e all’antropologo che si finge analfabeta per un posto da sfasciacarrozze. Ma forse per questi esternalizzati è pure peggio, perché il luogo di lavoro è allineato alle loro competenze e aspirazioni: è tutto il resto a essere sballato. Sotto la lente c’è il museo statale di Palazzo Ducale, la reggia gonzaghesca che anche durante il recente ponte della Befana ha attratto centinaia di turisti: la novità è che adesso i dodici precari – figli di un contratto minore, il Multiservizi – si sono sindacalizzati e hanno presentato alla direzione una serie di richieste in vista della nuova gara d’appalto.

«I cambi d’appalto possono avere effetti negativi sui dipendenti, per quanto tutelati dalla clausola sociale, come nel caso dei siti museali della Valle Camonica, dove la nuova cooperativa ha vinto pur proponendo un contratto con paghe più basse del precedente – annota l’Unione sindacale di base (Usb), a cui si sono iscritti nove dei dodici precari – Per questo abbiamo chiesto alla direzione del Ducale e all’attuale cooperativa Formula Servizi un incontro prima dell’uscita del bando di gara, ma le controparti hanno preso tempo fino a subito dopo la pubblicazione». Bando che «non prevede alcuna indicazione riguardo il contratto, se non il mantenimento della paga attuale, che è letteralmente il minimo sindacale».

Le rivendicazioni presentate? Punto primo, «la regolarizzazione del monte ore contrattuale» con l’aggiunta di almeno cinque ore rispetto a quelle attuali, considerando il tempo effettivo di lavoro degli esternalizzati, costretti a straordinari sistematici e con preavvisi risicati. Due, un’equa turnazione delle postazioni, visto che i precari denunciano di essere piazzati sempre negli ambienti più freddi e battuti. Tre, «l’applicazione del contratto Federculture da parte dell’aggiudicatario dell’appalto». Il contratto più coerente, che garantirebbe due euro in più all’ora, e, soprattutto, restituirebbe ai dodici la loro identità professionale.

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